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Succede alle persone che non sono mai toccate: scompaiono.
Nasce dunque l'esigenza di trovarsi tra la folla perché anche quello stesso "capovolgimento del timore di essere toccati" di cui parla Elias Canetti, diventa desiderio di essere spintonati, urtati, spostati, pressati. Non si tratta di un desiderio morboso o patologico, no, è una necessità dell'anima, della mente, forte come un istinto di conservazione.
Esistere per se stessi può bastare, è vero, ce lo facciamo bastare dialogando con noi stessi, litigando con noi stessi, abitando gli spazi e le stanze vuote come se fossimo due, tre, dieci persone, un pubblico, una platea, un palco teatrale affollato di attori, una spiaggia d'estate, una tenda da campeggio.
Ma tutte queste sagome, così ben costruite, tridimensionali, ognuna con la propria voce, il proprio accento, profilo, carattere, tutti questi amici e nemici non bastano: manca il tocco, manca quel contatto che ci riporta nei nostri confini e però ci aiuta a capire che questi confini esistono davvero e che contengono noi, il nostro corpo, le nostre emozioni, le sensazioni, i brividi di paura e quelli di piacere. Arriva così, come un vento fresco, come un sole caldo, come un odore di caffè, la consapevolezza di esistere,... [segue »]
Composto venerdì 4 maggio 2012
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