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...essere vivi e vegeti, reali, concreti.
Sarebbe meglio se fossero carezze spontanee, ma quelle sono morte, estinte, svanite, inghiottite dal deserto come un'oasi che si rivela solo un miraggio quando provi a toccarla.
E allora meglio la folla che ti circonda, ti stringe, ti soffoca, ma ti fa sentire vivo, ti permette di riconoscere lo spazio che occupi, confermandoti che non sei un fantasma, che senti ancora dolore e nessuno può oltrepassarti come se fossi nebbia.
Vi vedo: tutti chiusi ermeticamente in voi stessi come lattine di birra, barattoli sottovuoto, casseforti, tutti ad implorare un tocco, ma nessuno che si sbilanci.
Se provo ad avvicinarmi tu scappi. Se provo ad abbracciarti, mi spari. Non temere, manca poco e scompaio anch'io. I confini del mio corpo sfumeranno dissolvendo ogni mio contenuto, ogni mio sentimento e tutti i ricordi.
Quelli, i ricordi, li ruberà il vento per nasconderli chissà dove, tra le foglie di un albero, nel buio di una caverna, miscelati tra sabbia e mare... o forse li soffierà negli occhi di qualcuno, nelle orecchie di un bambino che si scoprirà addosso la pesantezza di una nuova età.
Composto venerdì 4 maggio 2012
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