Mi piace guardare vecchie fotografie. In alcune sono così serena, sì. Ma non felice. In quelle dove sono felice, non sono mai serena. No, non sono pazza. La felicità è talmente delicata, talmente pura e complicata da esternare. Si può essere felici anche in un mare di lacrime. Anche senza niente, se si ha almeno una certezza. C'è stato un periodo in cui la mia felicità coincideva con la mia serenità, e con quella di chi mi stava accanto. Ma il tempo passa. Arrugginisce le guance dove per errore, una volta, si è fatta strada una lacrima. E quella macchia sarà il letto di un'altra lacrima, il giorno successivo. E di altre mille lacrime, ogni giorno. Piangerò ancora di Gioia, senza essere capace di riconoscerla. Le darò tutti i nomi che potrò, e avrò l'illusione di non aver pronunciato mai quella parola. Proverò ancora Amore, ma gli darò il nome della solitudine, per convincermi che non esista più. Alla Speranza e alla Fede darò il nome della mia fragilità. E a me stessa darò il nome di mio figlio, per camminare sulle strade in cui sarò troppo sola.
Composto venerdì 30 novembre 2012
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