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- Ehi!
- A che ora arrivi?
- Sono ancora a lavoro, il tempo di...
- Mi sei mancato. Mi sei mancato in una maniera strana, atroce, senza senso, ché i sensi erano tutti impegnati a ricordare la tua bocca e le mani.
- Sono a lavoro.
- È un gioco. Qualcuno ha occhi sullo schermo del tuo pc, adesso?
- No, ma...
- Allora, shhhh! Fatti immaginare e tu immagina me.
- Sei bella. Come sei vestita?
- Di sola pelle. Voglio vestirmi di te. Mi si incastrano le cuciture della poltrona dove abbiamo fatto l'amore l'ultima volta, nella schiena, ché pensarti mi spinge indietro con forza come se tu fossi qui a pressarmi. Aspettarti è prepararmi per poi averti e, intanto, ti abbraccio con la mente.
- È come se ti vedessi. E poi? Continua.
- Una benda sugli occhi, l'incenso che mi apre le narici, ma distinguo il tuo alito che sa di tabacco. Sono il tuo nessuno. Volto coperto, carni nude. Mani. Mie. Tue. Fendo l'aria con i respiri affannati. Metto assieme i miei resti, cenere e polvere che con un soffio si dissolvono. Mi tingo di rosso come il vino che sta nel tuo calice e mi sento bere ... [segue »]
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