Odiata Me
Cara me. Stupida me. Odiata me. Mi scrivo. Ti scrivo. In questo dialogo interiore che imbastisco con me stessa, in questa schizofrenia che mi dissocia, nulla potrei, totalmente e visceralmente, amare ed odiare di più al contempo. Stasera, ho deciso di darti contro, di farti star male, ma non parlo di lacrime, parlo di quel rancore lento, viscido che parto a concepire dalla testa per farlo scivolare per arterie e tendini, per errori, orrori, disfatte, fallimenti. Odiata me, sovrana del nulla, regina composta tra guanti di seta, pizzi e merletti con i quali celi con maestria punizioni e rinunce che t'infliggo tra il sentire, il tendere ed il provare. Odiata me, bastono ogni brandello della tua essenza, interdico ogni tua scelta sbagliata, mi hai ferita, mi hai ingannata, hai parlato nel sonno e mi hai svelata e non mi sono piaciuta, potevi continuare a mentirmi, invece, fragile, mi hai confessato l'indicibile, il rimosso, l'insostenibile leggerezza degli snodi improbabili tra una ragione precaria ed un cuore malato. Odiata me, stasera è ribellione, è sommossa, colpi inferti tra l'ultimo spiraglio di coscienza e l'incipiente passione di vivere. Cosa mi hai fatto! Cosa non mi hai fatto! Mi hai resa matura ed acerba, disincantata, oltremodo isterica, facilmente detestabile, ampiamente barcollante. Ti legherei ad un angolo di terra per alimentarti la mia mancanza, ché senza un io che ti contenga non sei nulla, se non vanificata da una sostanza che sgretola sfaccettature e punte di diamante dal basso del brillare tra prismi irradiati solo di buio. Odiata me, staccati, ché ho bisogno di respirare da sola.
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