La panchina
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Come in un piano sequenza, l'inquadratura, in principio labile e sottile, diventa sempre più accurata e precisa, fino a proiettarci con lo sguardo in un ambiente ben definito. Si tratta di un giardinetto disadorno, riconducibile a quello di qualsiasi altra realtà metropolitana. L'eco dei bambini che giocherellano allegramente, il parlottio silenzioso e pacato tra due anziani signori ed il fruscio dello zampillo della fontana sono alcuni dei suoni caratteristici che adornano e vivificano il luogo.
Nascosta dallo sguardo della gente, ricoperta in parte dai rami sradicati di un albero malconcio, una panchina dalla ruggine ben distinguibile e dall'apparenza insignificante, riporta i segni indelebili del tempo che passa. Tante e diverse sono le scritte incise sullo schienale barcollante della povera panchina, storie ormai dimenticate e sepolte, segni di gioventù passata e di vite spezzate dalla morte.
La vita è come una ruota panoramica che gira sempre intorno a se stessa, il paesaggio è sempre quello, cambiano i protagonisti. Ognuno di noi lascia pur sempre un'impronta personale, un ricordo, conservato nella memoria delle persone che gli sono state più care in vita.
Perché non considerare quella panchina così brutta e malridotta come depositaria di tante storie di vita quotidiana, piacevoli o sgradevoli ... [segue »]
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