Siamo entrambi parte dello stesso silenzio. Di quella vigliacca mancanza di coraggio che ci fa zittire qualsiasi emozione. Siamo silenzio ed attesa. Attesa che uno dei due decida di fare la prima mossa. Ci si annusa a distanza, ci si spia negando di farlo. Per capire chi è che si dimenticherà prima dell'altro. Chi lo sostituirà prima. Con la speranza di riuscire a sostituirlo presto. Perché la speranza di voler tornare insieme non la confessiamo nemmeno a noi stessi. Io ti osservo da lontano, come stasera. Anche quando, come stasera, mi capita di dimenticare il tuo nome. Ed allora mi prende la frenesia di ritrovarti. Di dare spazio a quel desiderio che ti vorrebbe di nuovo accanto a me come un tempo. Ma non faccio la prima mossa, non potrei mai farla. E non è tanto perché sia a me a mancare il coraggio. Non mi manca il coraggio di allungare verso di te la mia mano. Come non mi manca la paura. Paura che semmai dovessi finalmente decidermi a venirti incontro, tu, nella tua indecisione, cambieresti strada. Paura che se allungassi la mia mano, tu mancheresti di coraggio per afferrarla. Ed allora è meglio così, continuiamo a guardarci. Continua a guardarmi, so che lo fai. So che ci sei, anche quando cerchi di essere altrove. Un giorno, chissà, magari troverai la forza di alzare quella mano e farmi almeno un cenno di saluto. Io, dal canto mio, dentro di me t'ho già salutato tanto tempo fa.
Composto domenica 3 novembre 2013
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