La parola è la voce dell'umanità, la luce del confronto, la speranza dell'evoluzione. La parola è un segno tangibile della ragione umana e un segno incontrovertibile della civiltà. Parlare significa riconoscersi uomo tra gli uomini, veicolando il proprio essere per crescere nell'insieme delle parole, diverse, differenti, degli altri; crescere nelle parole significa ascoltarsi e ascoltarle, comprendersi e comprenderle, viversi e viverle. La parola vissuta è una parola sentita, ragionata, metabolizzata: una parola argomentata. La parola siamo noi, il nostro vissuto, la nostra esperienza; la parola sono gli altri, altri vissuti, altre esperienze. La parola è la vita di altre vite: è il mondo. La parola è la luce che rende la vita del buio: nel buio è difficile vedere e vedersi, nel buio è difficile riconoscere e riconoscersi, nel buio è difficile accorgersi degli altri, di noi, del mondo... eppure ci siamo noi, ci sono gli altri, c'è un mondo che solo la luce, illuminando, scopre. Custodiamo la luce della parola per sentirci parte del mondo, parte degli altri, per descrivere i colori della quotidianità - disegnandola - per scoprire i "tratti" del prossimo, per amare sé stessi perché la parola è l'insegnamento che un mondo senza parola sarebbe un mondo buio e nel buio la vita scorre incolore, senza vedere e senza vedersi, senza amare e senza amarsi, senza vivere e senza viversi.
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