La caduta di un Dio
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Nel diroccato tempio dedicato all'amore, un superbo Dio, già cacciato dal paradiso per la sua inaudita arroganza, aveva ricommesso lo stesso diabolico errore, penosamente macchiando la miseria dell'umanità con lo sporco sangue dall'ultimo peccato: giocando senza scrupoli con i suoi magici poteri, questo maldestro cupido aveva superato se stesso, rovinando l'esistenza di un comune mortale per la lussuria personale! Non avendo rispettato i comandamenti dell'olimpo come legittimo erede di eros, nato soltanto per donare il sentimento divino a fedeli innocenti, l'onnipotente si era dimenticato, come tante immature divinità, che non poteva manipolare i nobili sentimenti di nessun'anima! Dall'altezzoso piedestallo, il marmoreo immortale, non doveva scoccare la sua freccia stregata per sedurre un innocente, farlo immorare di sé per spudoratamente soddisfare le proprie inconsce le carenze sentimentali. Nel personificare il vero amore, sfruttando il dono della scrittura e la seduzione della poesia, l'impaziente cupido rimaneva perennemente insicuro del suo affrettato operato purché' gli eventi stessero comunque evolvendo con il dovuto decorso, rimaneva troppo ansioso per il sospirato risultato. Cedendo poi alle abbondanti debolezze dello spirito, della carne, dell'egoista io, di un certo presente piuttosto di un ambiguo futuro da immaginare; lo strafottente Dio aveva lanciato con violenza un'altra delle sue frecce ... [segue »]
Composto domenica 11 maggio 2014
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