Va così.
Così va. Sempre. Ogni fottuto rapporto che (o)Dio manda in terra. Nella mia coerenza, nella mia fottutissima coerenza, io sono la persona più emozionale di questo mondo. Nella mia coerenza quando sento un "sì" io mi butto. Perché per me 'sì' è 'sì' non "forse" "domani" "non oggi". Perché sennò io avrei detto "forse" "domani" "non oggi". Non avrei detto sì. Invece loro dicono sì. E io mi getto. E prendo delle craniate allucinanti, da perderci sangue, cervella e soprattutto, fiducia. Io nei rapporti sono così. Mi fido di ciò che dice e fa la gente perché sono sempre convinta che chi dica e faccia in un certo modo pensi realmente in quel modo. E allora io mi avvicino, fiduciosa, appoggio la mano su quel "sì" convinto, su quelle promesse, su quel tempo dedicatomi, su quel gesto importante... e sento le mie dita incollarsi al ghiaccio di quella persona. Modellarsi perfettamente alla figura. Sento la mia pelle incanalarsi, i miei polpastrelli disegnarsi. Poi, puntualmente, l'individuo si allontana da me. Senza preavviso alcuno. Senza motivo. Senza giustificazioni (reali). Si strappa. E mi strappa la pelle, che è ancora lì. Con quelle percentuali minime di umidità che ormai si sono fuse con un ghiaccio che non mi apparterrà mai. La mia pelle è lì. Att-r-accata. Al sì. Alle promesse. Al tempo per me. Ai gesti. Alle parole. Agli istinti. Alle bugie.
Composto martedì 18 giugno 2013
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