Scritto da: Cristina Metta
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...esonerati dal divino per troppa competitività sul posto del lavoro.

Bruchiamo notizie. Le maciniamo, le frolliamo nelle nostre teste e ponderiamo dopo lunga digestione una sorta di "quick movie" di cui diventiamo il main character.

Siamo ricercatori non del bello ma dell'attimo che ti colpisce allo stomaco – un jab ben assestato al lettore allo spettatore a qualunque mente di cui ne vogliamo sfidare l'attenzione.

Noi i tabù li facciamo cadere - una sorta di Rave anti dogmi quando il positivismo diventa sete di potere-. -

Obiettivamente chi vorrebbe mai curare un folle incolume all'ordinario, strafatto di sogni e drogato di speranze?

A volte però capita che noi si diventi dei fari per popoli in balia della storia e in attesa di soccorso. Il nostro coraggio spinto avanti con una forza pari ai nostri deliri. Vinti quei demoni che ci attanagliano, evitando di cascare nella mediocrità del copiare gli "esseri celestiali" sacrifichiamo ogni cosa per l'ardore di un bene. In quel momento anche se feriti, anche se solo umani noi apriamo le ali e mostriamo al mondo un volo impossibile nella natura e l'ordine delle cose ma possibile per quelli alimentati da ideali. In quei rari momenti siamo dei mostri che combattono al fianco dei deboli contro i soprusi e contro il male. Non di rado qualcuno ci indica come piccole stelle di cui seguire il raggio ma noi in quel momento siamo lontani perché nonostante l'ego smisurato, nonostante la soddisfazione di quello che facciamo noi non ci aspettiamo alcun premio poiché al pari di vivere noi condividiamo. Perché non vivere con uno scrittore? Perché quando lui ama un altro essere, una meta, un ideale non sa fare altro.

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