L'altalena
Ho paura.
Più che paura, timore.
Non chiedermi di cosa o perché: non lo so.
Di bruciarmi, forse.
Ho sempre cercato il fuoco, per sfidarlo, a costo di dovermi poi leccare le ferite.
E così mi ritrovo su una grossa nuvola bianca, a cavallo di un'altalena. E tu spingi, sempre più veloce, lasci che vada un po' da sola, di nuovo una spinta, e così fino a quando avrai forza;
di mio ti aiuto arrancando con le gambe.
È così che stabiliamo il nostro equilibrio, che alimentiamo la nostra complicità.
E non so spiegare come mai abbia questa immagine di noi, oggi nella mia mente. Allora la lascerò tra queste righe, perché voglio conservarla al sicuro, non voglio renderla banale, non voglio farla svanire in una bolla di sapone.
Perché quando non avremo più la forza per spingere vorrò ricordarmi del senso di leggerezza e spensieratezza che mi hanno accompagnato in questo periodo, in questi giorni. Vorrò ricordarmi che era una cosa che non apparteneva solo a me, che è stata condivisa, e sarà anche per rendermi conto che non ero impazzita. Sarà rassicurante vedere com'è bello tornare ogni tanto bambini, non preoccuparsi di domani, ora che bambini non lo siamo più.
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