Acqua rotta

Acqua, acqua rotta,
così mi sento e mi ritrovo in
questi giorni di pensieri affollati
e distratti che scrosciano e intingono
le rughe sulla fronte,
solchi di torrenti secchi
che aspettano la pioggia per esistere...
acqua che scorre veloce che
si ferma stagnante e riprende
il suo corso, e che ancora si ferma si specchia,
che cambia movimento si increspa leggera,
che schiuma come un cane rabbioso,
che rimbomba,
che brulica nella vita e che la stessa
vita l'annega, la trasporta lontano o l'affonda.
Acqua rotta, sì, rotta cerca la direzione,
che appare e scompare
che scroscia sotto forma di pioggia parlante,
e ogni goccia delinea un pentagramma
e una nota, acuta a volte bassa difficile,
sì, difficile da suonare da interpretare.
Si ammassa in una pozza che specchia l'alto,
un ramo così quasi dormiente,
un uccello si ferma, beve, vola,
vola lontano, una libellula veloce, no non si posa...
piove e tuona, tuoni lontani, vicini,
privi di fulmini, privi di vibrazioni elettriche,
leggere solo per chi le sa ascoltare,
udire, sentire... sentire, che cos'è?
Pensieri e idee nuove come, come?
Idee come ectoplasmi che chiamano che
mi indirizzano in qualcosa che
le mani chiamano ma che non vogliono riconoscere...
acqua rotta dal suo trentennale scorrere,
ricorrere,
e rigirare su se stessa in un mulinello convinto
con una scappatoia pronta.
Scappatoia che non vuole più scappare
ne urlare a basso tono,
ma delineare una strada, la strada,
la via,
un sentiero per continuare senza cuciture,
senza rammendare,
così senza bagaglio che inevitabilmente
mi appartiene.

Sabrina Bertocchi

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