Nella stazione dell'addio
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...è liscia, le unghie sono rosse, i miei capelli neri, lunghi, i miei riccioli ribelli, Ben, io ti sento ancora, sento che ci sei, che sei qui con il cuore e con la mente, io ti sento ancora. È così, non è vero? Ci sei, eh, Ben? Dimmi che ci sei. E sento le tue braccia intorno al mio collo, le tue mani che mi accarezzano, il tuo corpo stretto al mio, nel cuore della notte, quando non riuscivamo a dormire, e la tua bocca parlava dell'avvenire, diceva parole incomprensibili, Ben. Non c'è un avvenire di cui si possa parlare con così tanta certezza, anche se lo vorrei, Dio come lo vorrei. Non ti ho rifiutato, e nella mia durezza, nella mia cattiveria, vedici un po' di paura, di angoscia, vedici un poco d'amore. Oh, Ben, hai smesso di piangere, mi lasci la mano. Il treno è stato annunciato, è meglio che vada adesso, salgo, non piangi più, Ben? Non piangi più? Ti voglio così tanto bene.
Il treno parte piano e guardo dal finestrino. Un'ombra mi saluta, e scompare nella luce di un lampione, nella stazione dell'addio. Ora sto piangendo io.
Composto giovedì 19 novembre 2009
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