Nella stazione dell'addio
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Il treno è già pronto sulle rotaie, si fermerà lì per dieci minuti, lascia il tempo a tutti di sistemare i bagagli sopra i sedili, negli scompartimenti, e di salutare i cari e gli amici. Io saluto te, Ben, e me ne vado da dove sono venuta. Il vento sibila, nessuno lo sente, sono tutti impegnati a fare altro, anche io, sento urla, il fischio del treno in arrivo sull'altro binario, una signora mi urta lo zaino che tengo sulle spalle, Ben, i tuoi occhi ora piangono, non ho mai visto un uomo piangere, Ben, non piangere. Io non sto piangendo. Vedi che non sto piangendo?
Sono un piccolo punto in mezzo a tanti altri punti. Mi dimenticherai. Guarda quel barbone, forse sta scegliendo il suo letto di stanotte, una fredda panchina umida, dove qualche ragazzino avrà sputato la sua chewing-gum, Ben, non piangere. Il buio sta calando, guarda, le luci degli scompartimenti sono tutte accese, sarà già notte quando sarò arrivata in città, e tu? Cosa starai facendo allora? Saremo lontani quando invece solo poche ore prima eravamo ancora insieme, e ci tenevamo per la mano. No, Ben, non guardarmi così, lascia andare la mia mano, è calda, lo so,... [segue »]
Composto giovedì 19 novembre 2009
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