Scritto da: Mariella Buscemi

Naufraghi

La mia prima immagine, la mia prima pelle del mattino, il contatto leggero, l'odore intenso. Ed è sorriso. Mi rimetto per un attimo giù, voglio concedermi uno spazio mio all'interno dell'isola mentale che m'appartiene da sempre; non ho mai permesso a nessuno di fare incursione, custodendola, preziosa com'è, ma ultimamente, mi capita di portarti spesso, ché è da un po' che non riesco ad avanzare passi se non con la certezza di vedere le tue orme accanto alle mie. Su questo bagnasciuga, traccio la linea netta tra ciò che mi sta dentro e ciò che mi rimane fuori, come fosse un orizzonte vicino, come se mi trovassi all'equatore del tempo che è stato e che si scaglia come freccia verso ciò che ancora non so, ed è lì che ti scelgo come compagno di viaggio, per attraversare meridiani e paralleli in un personale giro del mondo in ottanta secondi e ritrovarci poi sempre qui, con la sabbia umida tra le dita dei piedi ed i capelli scarmigliati dal vento. Sono qui per vedere se questo mare fa il gioco che tutti dicono quando il cielo compie il suo tuffo e zampilla fuori, rendendo più verdi i tuoi occhi. Sono qui per fare una corsa e fingere di scappare, poi inciampare per farmi prendere. Tra tutti i "sono qui", ciò che preferisco è che nello stesso istante, battito mozzo, emozione contratta, spasmo, spessore, rossore, sei qui anche tu ed a prender le conchiglie ed accostarcele tra spalla ed orecchio, finiamo per sentire le nostre voci, ché il nostro mare sta dentro a queste stesse e nel nostro richiamo. Naufraghi che si sono ritrovati.

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