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"Dobbiamo riprovarci, Luce. Dobbiamo farlo il prima possibile." Mi domando dove trovi la forza per dirlo. Io vorrei dirgli che mi fanno male le ossa, e so che questo è niente in confronto al dolore che avrebbe potuto provare nostro figlio. Ed è per questo che l'abbiamo fatto, giusto? Perché volevamo risparmiargli una vita atroce. Ma lui non se ne è andato, sai, Pietro. È ancora qui. Non è stata una meteora che ha attraversato il cielo senza fare danni, ha distrutto tutto. Ha raso al suolo il mondo. E se tu sei ancora in piedi, bene, buon per te. Ma io non ce la faccio. Non ce la faccio a pensare di sostituirlo come si farebbe con un paio di scarpe o una macchina che ha macinato troppi chilometri. Non ce la faccio a fare niente. La notte mi sveglio di soprassalto. Vagiti. Provengono dalla sua stanza. Ho il cuore che mi batte nella gola, mi agito, mi scopro. Pietro mi prega di stare tranquilla. Non gli confesso quello che mi succede, che anche se non l'ho visto in quella cesta, lo vedo tutte le notti, e ogni volta che passo davanti alla sua porta. Lo vedo lì,... [segue »]
Composto lunedì 22 luglio 2013
dal libro "Nessuno sa di noi" di Simona Sparaco
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