Il polifemico occhio (parte seconda)
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Padre: Stuzzica il mio ragionar beato il pensar con te.
Voce che malandrina sei e soggiogar mi vuoi,
ti temo.
Soave il mio riflessar di giorno e notte con pilotato sogno...
Amazzon ti chiami e mi catturi per
questo figlio di mio pensare natìo.
Padre: Pascio Genoma, taccio e poi moro.
Vile destin crudele mi lega e mi ferisce orgoglio.
Amazzon; Non ti lamentar omo che per sapienza cadi!
Non sono io che ti maledico ma, Macram il divino.
Padre: Un figlio, un figlio... cos'è un figlio?
Forse non sai che mai crudeltà conobbi come l'inferta.
Da donna fiorisce il seme, germoglia e colore prende.
Di acqua, di sole vive e per età poi cede.
Sintetica voce lasciarmi andar non vuoi, libero sono nato e non tuo schiavo.
Amazzon: Or taci quando da Genoma ti conduco.
Parlagli del tuo saper di omo ma non proferir parola alcuna di quanto detto e del segreto.
Ragazzo: rientro padre ed un regalo porto.
Puoi guardar dal polifemico occhio.
Il padre si accosta e
avvicina il capo alla lente: o cosa vedo e che sospiro!
Son montagne quelle ed un ruscello.
Una lacrima offro per darti emozione
guarda o figlio ti mostro, lontano là in fondo c'è cranio l'antico monte.... [segue »]
Composto giovedì 24 ottobre 2013
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