Scritto da: Andrea Manfrè

L'ombra nella Bottiglia


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...qualche pescatore armeggiare con le reti, ancora il sole, la solita spiaggia e le rondini.
Di me non è rimasta traccia. Ho smarrito il passo dell'esistenza, il dolore è rimasto, ruvida la mia pelle, i pensieri intorpiditi, il corpo flaccido, avvolta l'anima mia di filo spinato.
C'è un piccolo bar vicino al molo. La costruzione è bassa, semplice nella sua desolante architettura; le pareti all'interno sono colorate di rosa pallido, e sedie di vimini circondano il bancone. Il mio amico Sprizz conosce tutti i suoi clienti, con garbo li tratta, saluta con educazione, e ad ogni cenno, versa il solito liquido.
Sprizz, ad ogni mia fugace apparizione, scrollando il capo, usa sempre la solita espressione.
"Dovresti smettere di bere, mio caro".
Io allungo un sorriso distratto, prendo il bicchiere tra le mani, e senza pensare butto giù tutto d'un fiato quel nettare divino.
"Non puoi continuare così, amico mio".
Sorrido ancora, e il mare oltre la finestra traballa, e l'odore di salsedine penetra nelle narici.
Un altro bicchiere, ancora uno, un altro ancora.
"Sono le tre del pomeriggio, amico mio".
"Ho ancora i suoi occhi incollati al mio cuore", balbetto, rivolgendomi a Sprizz.
Il mio amico appena sorride, con gli ... [segue »]

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