"Verità relativa o verità rivelata?" Si chiede oggi, 26 Aprile 2013, Giulio Pintus nello spazio "a cosa stai pensando?" Della sua pagina personale. Pur librata tra il serio e il faceto nell'esercizio di un sagace scherzo anagrammatico, la domanda mi sembra molto, molto profonda. A ben pensarci, infatti, ogni verità rivelata è relativa al soggetto cui la si rivela, sia nel senso che senza un destinatario non può esservi rivelazione, sia nel senso che ogni rivelazione deve tener conto di ciò che il destinatario è in grado o non è in grado di comprendere. Tutta la divulgazione scientifica, ad esempio, è solo una mezza verità: e ciò non tanto perché i divulgatori ci riempiano di menzogne, quanto perché chiunque non sia addetto ai lavori è privo degli strumenti teorici idonei a recepire compiutamente le costruzioni della scienza nei loro esatti ambiti e nei loro esatti limiti. E questo fenomeno è comune a tutte le branche dello scibile e delle attività umane: vengono di continuo comunicati (cioè "rivelati" ) vari livelli di verità, a seconda delle caratteristiche dell'interlocutore. Nel rapporto uomo-animali, la cosa è ancora più evidente: basta che proviate a spiegare al vostro gatto la composizione ed il processo di fabbricazione dei suoi croccantini. Nessuno mai vi è riuscito. Esiste però Una Verità comune a tutte le soggettività, uomini o animali che siano, facilmente comunicabile da tutti a tutti: ed è l'affetto, l'amore, che, quando è davvero amore, immancabilmente si traduce in azioni concrete intese alla cura dell'altro. È questa la sola verità rivelabile per intero a chiunque. Ed è, per sua natura, relativa, perché non potrebbe esistere senza un altro cui rivelarla.
Composto venerdì 26 aprile 2013
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