Sento molto vicino il commento n° 5 di Giuseppe.
La limitazione che genera frustrazione. Una sorta di supplizio eterno mitigabile, forse ed in una certa misura, solo con una non sterile saggezza ed una massiccia dose di autoironia...
Un saluto ad entrambi (Violetta e Giuseppe, non la saggezza e l'autoironia. ,-)).
10 anni e 5 mesi fa
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Credo possa darsi per acquisito il limite intrinseco della razionalità che, specie ove percorra i tortuosi sentieri della logica verbale, si avviluppa su se stessa allorché si ponga quesiti frutto di inganni cognitivi.
In altri termini se si giunge, percettivamente, alla concezione di un primigenio Creatore o, più laicamente, ad una cerebrale idea di infinito, viene forse meno il senso di interrogativi ricorsivi.
Un conto e', a parer mio, l'anelito al miglioramento continuo soggettivo e collettivo (per non dire universale), alla progressiva accumulazione ed assorbimento di nuove scoperte, esito di seri approcci metodologico-scintifici, un altro e' l'asintotico raggiungimento di infinita conoscenza, percorso lungo il quale la razionalità deve cedere il passo, per dirla con Giuseppe, a percettività, sensibilità, volontà e, aggiungo, intenzione.
I due piani, quello della razionalità e dell'intelligenza emotiva, sintesi del cocktail di elementi citato, pur rimanendo distinti, si intersecano ricorrentemente in multiformi "nodi di vibrazione" che pongono l'Uomo di fronte ad interrogativi e scelte.
Troppi rappresentanti del genere umano in prossimità di tali congiunture, a metà fra il metafisico e lo spazio-temporale, vittime del proprio temperamento, limiti culturali (il sottoscritto in primis), necessità di certezze, privazioni forzose o auto indotte di tempo ed energie, optano per la rinuncia ad una indagine a tutto campo, non riuscendo nell'impresa di valicare i confini delle proprie consolatorie abitudini, finendo per consolidare, nel proprio sentire, la contrapposizione fra scienza e fede (intesa come qualunque credo conduca ad una marcata percezione dell'infinito).
Nella mia visione, ossequiosa dell'autonomia delle rispettive funzioni, e' proprio il superamento di questa solo apparente antinomia la strada che l'umanità dovrebbe percorrere per avvicinarsi ad una conoscenza non sbilanciata e perciò più completa.
E con ciò non mi illudo certo di aver detto una parola definitiva su un argomento di così vasta portata.
11 anni fa
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Io ad esempio alla "pinzetta" preferisco la "panzetta"... ;-)
Senza esagerare...ovviamente!
La limitazione che genera frustrazione. Una sorta di supplizio eterno mitigabile, forse ed in una certa misura, solo con una non sterile saggezza ed una massiccia dose di autoironia...
Un saluto ad entrambi (Violetta e Giuseppe, non la saggezza e l'autoironia. ,-)).
In altri termini se si giunge, percettivamente, alla concezione di un primigenio Creatore o, più laicamente, ad una cerebrale idea di infinito, viene forse meno il senso di interrogativi ricorsivi.
Un conto e', a parer mio, l'anelito al miglioramento continuo soggettivo e collettivo (per non dire universale), alla progressiva accumulazione ed assorbimento di nuove scoperte, esito di seri approcci metodologico-scintifici, un altro e' l'asintotico raggiungimento di infinita conoscenza, percorso lungo il quale la razionalità deve cedere il passo, per dirla con Giuseppe, a percettività, sensibilità, volontà e, aggiungo, intenzione.
I due piani, quello della razionalità e dell'intelligenza emotiva, sintesi del cocktail di elementi citato, pur rimanendo distinti, si intersecano ricorrentemente in multiformi "nodi di vibrazione" che pongono l'Uomo di fronte ad interrogativi e scelte.
Troppi rappresentanti del genere umano in prossimità di tali congiunture, a metà fra il metafisico e lo spazio-temporale, vittime del proprio temperamento, limiti culturali (il sottoscritto in primis), necessità di certezze, privazioni forzose o auto indotte di tempo ed energie, optano per la rinuncia ad una indagine a tutto campo, non riuscendo nell'impresa di valicare i confini delle proprie consolatorie abitudini, finendo per consolidare, nel proprio sentire, la contrapposizione fra scienza e fede (intesa come qualunque credo conduca ad una marcata percezione dell'infinito).
Nella mia visione, ossequiosa dell'autonomia delle rispettive funzioni, e' proprio il superamento di questa solo apparente antinomia la strada che l'umanità dovrebbe percorrere per avvicinarsi ad una conoscenza non sbilanciata e perciò più completa.
E con ciò non mi illudo certo di aver detto una parola definitiva su un argomento di così vasta portata.
Grazie
Gianluca