In riferimento all' ultimo commento visibile di Daline 98, vi sono due questioni che sono dissimili, benché trattino dello stesso oggetto: una si riferisce alle radici che il dolore ha ( la frase da me postata) , l' altra tratta dei frutti del dolore ( faccenda che non ha alcun legame con l' aforisma di cui sopra e, di cui, dunque, non intendo trattare, perlomeno ora); questa distinzione è fondamentale affinchè possa cercare di spiegarmi meglio.
Trovo invece attinente ed utile ciò scrivi come prima asserzione : "tutti posseggono qualcosa, quindi tutti potrebbero perderla", infatti è esattamente ciò che io stesso ho scritto sulla frase postata; certo, non tutti pensano a ciò che possiedono nel medesimo modo: Vi sono persone che si accapigliano per le cose, altre no. Vi sono persone che possiedono ( ma è solo un esempio) un' automobile e sono consapevoli che quello è un mezzo di trasporto e lo utilizzano, appunto, per ciò che è (consapevoli che un giorno quell' auto smetterà di funzionare, o se non pagata, verrà pignorata, in entrambi i casi ( ma anche in qualsiasi altro caso possibile) l' universo se la riprenderà; altri che, invece, considerano la loro macchina un fine. Anche lo stesso linguaggio che è uno strumento per comunicare le proprie idee, è utilizzato da taluni come fine, obbiettivo, bersaglio, forse fraintendendo Confucio : "Che vanità, voler penetrare il bersaglio quando tiri con l' arco. Ci sarà sempre uno più forte di te. L' unica cosa che conta è la correttezza del gesto".
Tutti noi, possediamo qualcosa, certo, ed è certo che un giorno la perderemo, alcuni valutano questo qualcosa, qualsiasi cosa sia, indispensabile e fondamentale per la realizzazione di se stessi, altri, invece, no; cercano, di elevare il loro punto di osservazione, così da non essere succubi delle cose, pur possedendole.
11 anni e 2 mesi fa
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Trovo invece attinente ed utile ciò scrivi come prima asserzione : "tutti posseggono qualcosa, quindi tutti potrebbero perderla", infatti è esattamente ciò che io stesso ho scritto sulla frase postata; certo, non tutti pensano a ciò che possiedono nel medesimo modo: Vi sono persone che si accapigliano per le cose, altre no. Vi sono persone che possiedono ( ma è solo un esempio) un' automobile e sono consapevoli che quello è un mezzo di trasporto e lo utilizzano, appunto, per ciò che è (consapevoli che un giorno quell' auto smetterà di funzionare, o se non pagata, verrà pignorata, in entrambi i casi ( ma anche in qualsiasi altro caso possibile) l' universo se la riprenderà; altri che, invece, considerano la loro macchina un fine. Anche lo stesso linguaggio che è uno strumento per comunicare le proprie idee, è utilizzato da taluni come fine, obbiettivo, bersaglio, forse fraintendendo Confucio : "Che vanità, voler penetrare il bersaglio quando tiri con l' arco. Ci sarà sempre uno più forte di te. L' unica cosa che conta è la correttezza del gesto".
Tutti noi, possediamo qualcosa, certo, ed è certo che un giorno la perderemo, alcuni valutano questo qualcosa, qualsiasi cosa sia, indispensabile e fondamentale per la realizzazione di se stessi, altri, invece, no; cercano, di elevare il loro punto di osservazione, così da non essere succubi delle cose, pur possedendole.