Sarah S.
Eppure si amavano, quei due. Davvero. E forte. Su un’altalena di incertezze laceranti e sintonie estatiche. Tra delusione e illusione. Fughe e ritorni. Oscurità e scintillii. In un ciclo crudele e dolcissimo, spossante d’inesorabilità, e avvelenato d’eterno: trovarsi - perdersi - allontanarsi - tornare a perdersi - cercarsi - e ritrovarsi. E poi, di nuovo, perdersi - senza sosta. Ogni bacio echeggiava di una sinfonia d’amore e morte. Aveva in sé il sapore della fine e il gusto dell’inizio. La speranza dell’alba e la malinconia del tramonto. Un equilibrio costantemente in bilico. Tormentato. Da una strana sofferenza. Una sofferenza che, in alcuni istanti, si sublimava in un qualcosa di molto simile alla gioia, anzi addirittura più dolce della gioia stessa… Quei due. Visceralmente intrecciati l’un l’altro. E inevitabilmente persi, dentro se stessi.”