Aforismi di Andrea De Candia

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Nella frase della pelle il sangue è come sempre soggetto sottinteso.

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In fondo finisco sempre per pensare con la mente sulle labbra e parlare con le labbra sulla fronte!

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Succede di voler andare oltre il balcone, oltre la finestra, nella speranza che il suolo sia un secondo cielo sottostante che si svela e ci fa precipitare dall'inferno della vita al paradiso della morte.

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Le pupille sono commercianti che finiscono di lavorare solo quando s'è abbassata completamente la saracinesca della palpebra.

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Quanto vorrebbero parlare gli occhi di notte, ma le labbra delle palpebre proprio non vogliono aprirsi e sembrano essersi chiuse per sempre.

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Quando nelle mie notti insonni resto in piedi immobile, chiudo spesso gli occhi come se il mio letto fosse verticale e fosse d'aria.

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Il sangue è "un a lungo recluso" che finalmente, uscito da una porta nella pelle, balla come un folle nella discoteca d'aria.

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Le labbra sono bucce di carne aperte alla banana del respiro.

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Anche prima che io muoia, l'anima ha già vissuto sotto la terra della carne. L'inferno dunque lo conosce da tempo.

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Ogni "espirazione-inspirazione" è una talpa che esce e torna al mio terreno d'anima.