Scritta da: Enrico Avveduto
Il perdono è il muro su cui si infrange ogni armatura.
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Il perdono è il muro su cui si infrange ogni armatura.
Non tutti gli errori sono sconfitte e non tutte le vittorie servono a renderci migliori.
Oggi ho incontrato un ragazzo cieco che mi ha chiesto come fosse il sole e io gliel'ho descritto. Poi mi ha chiesto come fosse la luna e io gliel'ho descritta. Infine mi ha chiesto come fosse il mondo e io, piangendo, gliel'ho inventato.
You have to learn to crawl before you learn to walk.
Devi imparare ad andare a carponi prima di camminare.
Non è la vita che ci spiace lasciare ma le cose che le danno un senso.
Un giorno vorrei scrivere sulla riva del mare parole sulla sabbia e vorrei che tutti quelli che passano si fermassero a leggerle perché nasconderanno un segreto. Solo le onde lo sapranno e non lo cancelleranno.
Non reputare intelligente solo chi la pensa come te.
Non c'è nulla di stabilito. Nemmeno quello di dire che non c'è nulla di stabilito.
Se le persone avessero il cuore di un cane la cattiveria non esisterebbe.
Se qualcuno non ci ha amati significa che non era pronto, che il problema era suo, a noi trovare la forza di rialzarci e di trovare di nuovo noi stessi prima di cercare subito qualcun altro che riempia quel vuoto, prendersi tutto il tempo necessario a rielaborare la perdita, a capire che non è colpa di nessuno se non ha funzionato perché a volte due persone sono troppo diverse o troppo uguali per stare insieme e a nulla servono i tentativi di cambiare l'altro per averlo come lo vorremmo, tu sei tu, l'altro è l'altro, è fatto così, accettalo poi si vedrà, oppure lascialo andare...
Non c'è modo migliore di amare che quello di viversi come persone, non come oggetti da possedere e da manipolare in base ai nostri desideri. Se ti amo veramente è perché io sono io e tu sei tu e anche quando ti desidero e per un attimo ti possiedo e sono posseduta da te, dopo devo essere capace di riprendere la mia vita e lasciare che tu riprenda la tua perché tu non sei più in me, tu appartieni a te stesso e io a me stesso e nonostante questo io non ti abbandono mai del tutto e tu non abbandoni mai del tutto me... vivere è rendersi conto che la fusione tra 2 persone è impossibile e anzi distruttiva, è superare questa paura di creare la propria vita indipendente da continue conferme, la paura di non trovare in se stessi niente di meraviglioso solo perché non c'è nessuno che sembra accorgersene... se non mi hanno amato abbastanza i miei genitori chi lo farà?, se non ti hanno amato abbastanza i tuoi genitori è perché non ne sono stati capaci, forse perché anche loro non sono stati abbastanza amati e allora questo amore che non è mai stato dato viene tolto da qualche altra parte, quasi come fosse una colpa da far ricadere sugli altri, e questa colpa grava e pesa come un macigno e rende sicuramente più lungo, doloroso e difficile trovare di nuovo se stessi, forse non basta una vita, forse non c'è un risultato da ottenere, si può solo migliorare e trovare qualcuno con cui condividerlo, "trovare", non cercare in modo morboso e bisognoso perché non è la compassione di un altro quello che vogliamo veramente, nessuna persona può accontentarsi di ricevere per sé questo tipo di amore malato, insano, che fa rimanere aggrappati alla vita dell'altro dimenticandosi della propria, dimenticandosi di stare bene con se stessi prima di tutto... aspettare con fiducia, accoglierla solo dopo aver ritrovato la pace, un'altra vita che nel frattempo si sarà preparata all'incontro con la tua, piena, ricca di significati diversi, da condividere insieme pur restando distinti, è come rinascere tante volte, amare è il coraggio di vivere accettando la separazione, non vivendola come un abbandono...
Un filo magico e invisibile che lega i due amanti c'è sempre, bisogna lasciarsi andare e imparare a sentirlo, imparare a vederlo, imparare a giocarci come un'altalena dove ci s'incontra, ci si scontra, ci si sostiene nel bene e nel male, ci si arricchisce e più scopriamo quanto siamo unici e degni di amarci, più siamo in grado di riconoscere il dolore e di dargli un nome, per liberarcene ogni volta che la ferita si riaprirà, più saremo in grado di dare agli altri la nostra comprensione e il nostro sostegno anche per la loro vita, rimarginare il nostro dolore della solitudine per rimarginare quello degli altri... perché quel filo in cui bisogna credere ci dà la sicurezza che non siamo soli nel nostro viaggio, anche se a volte ci sembra di sì... basta pochissimo per accorgersene ma ci vuole un'immensa fiducia in noi stessi e nella vita per crederci.