Scritta da: Andrea Manfrè
La troppa delicatezza estingue i piaceri per l'avidità di moltiplicarli, perché rendendo ella il corpo appena sensibile al diletto raro e squisito, lo lasci incapace di gustare il facile e il quotidiano.
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La troppa delicatezza estingue i piaceri per l'avidità di moltiplicarli, perché rendendo ella il corpo appena sensibile al diletto raro e squisito, lo lasci incapace di gustare il facile e il quotidiano.
Un istante di onesto godimento sulla bilancia del filosofo pesa più d'un secolo di umana ricordanza presso dè posteri.
Sogliono tutte le altre passioni calmarsi coll'acquisto del bene a cui aspirano, ma l'avarizia e l'ambizione si irritano sempre più a misura che cercasi di soddisfarle.
Un'opinione che si abbia adottata fin dall'infanzia, e che un'indolenza di molti anni ce l'abbia resa familiare, perlopiù è quella che ha nelle nostre deliberazioni la preferenza.
Siccome l'ignoranza è la comune sorgente dei nostri errori, così ella è il più formidabile nemico che si opponga alla nostra felicità.
Regolare l'avvenire su ciò che oggi pare che ci convenga è un'azzardare d'esser sempre infelici; mentre è un supporre che noi possiamo essere sempre gli stessi, quando è pur certo che ci cangiamo continuamente.
Pochi principi sono così saggi da preferire la sincerità, che loro dispiace, alla furberia, che li solletica.
Il modo di istruirsi nell'arte di comandare è prima d'apprender bene quella di ubbidire.
Nulla fa di buono che non abbia un eccesso vizioso, persino la morte la gloria, se cangiasi in delirio.
Quel militare eroismo, che tanto si celebra gli uomini, se stendesi più oltre che a difendere la propria patria, degenera in fanatismo il più fatale che possa essere pel genere umano.