Scritta da: Silvana Stremiz
in Frasi & Aforismi (Morte)
All'ombra dè cipressi e dentro l'urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?
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All'ombra dè cipressi e dentro l'urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?
È purtroppo destino ineluttabile che il tempo distrugga ogni cosa nel suo fluire perenne.
La Natura siede qui solitaria e minacciosa, e caccia da questo suo regno tutti i viventi.
Le sciocche e laide abitudini sono le corruzioni della nostra natura.
Amici da bonaccia, nelle burrasche ti annegano.
Goditi il mondo com'è, e tu vivrai più riposato e men pazzo.
Armoniosi accenti dal tuo labbro volavano, e dagli occhi ridenti traluceano di Venere i disdegni e le paci la speme, il pianto e i baci.
Taci, taci: - vi sono de' giorni ch'io non posso fidarmi di me: un demone mi arde, mi agita, mi divora. Forse io mi reputo molto; ma è mi pare impossibile che la nostra patria sia così conculcata mentre ci resta ancora una vita. Che facciam noi tutti i giorni vivendo e querelandoci? Insomma non parlarmene più, ti scongiuro. Narrandomi le nostre tante miserie mi rinfacci tu forse perché io mi sto qui neghittoso? E non t'avvedi che tu mi strazi fra mille martirj? Oh! se il tiranno fosse uno solo, e i servi fossero meno stupidi, la mia mano basterebbe. Ma chi mi biasima or di viltà, m'accuserebbe allor di delitto; e il savio stesso compiangerebbe in me, anziché il consiglio del forte, il furore del forsennato. Che vuoi tu imprendere fra due potenti nazioni che nemiche giurate, feroci, eterne, si collegano soltanto per incepparci? E dove la loro forza non vale, gli uni c'ingannano con l'entusiasmo di libertà, gli altri col fanatismo di religione: e noi tutti guasti dall'antico servaggio e dalla nuova licenza, gemiamo vili schiavi, traditi, affamati, e non provocati mai né dal tradimento, né dalla fame. - Ahi, se potessi, seppellirei la mia casa, i miei più cari e me stesso per non lasciar nulla nulla che potesse inorgoglire costoro della loro onnipotenza e della mia servitù! È vi furono de' popoli che per non obbedire à Romani ladroni del mondo, diedero all'incendio le loro case, le loro mogli, i loro figli e sé medesimi, sotterrando fra le gloriose ruine e le ceneri della loro patria la lor sacra indipendenza.
Celeste è questa corrispondenza d'amorosi sensi, celeste dote è negli umani.
Poiché sono solo contro tutti, mi è difficile diffendere la propria patria, per tanto a male in cuore decido di accettare l'esilio.