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Era una notte di ottobre, nel cielo c'era la luna piena, il mare aveva grandi onde che si infrangevano rumorose, una dopo l'altra, sulla sabbia. Nell'aria percepivo qualcosa di diverso. Accade sempre così quando c'è l'alta marea e le onde crescono sotto l'influsso della luna. Abitando in riva al mare, dove sono nato, ho sempre avvertito i più lievi cambiamenti del tempo, il nascere del vento e il formarsi delle maree. Quella notte mi sentivo pervaso da una grande ansia e da una solitudine infinita. Quante volte questi pensieri di malinconia, nostalgia. Rimpianto mi trovavano spaventato e solo a do mandarmi: Perche? (da "Alle porte della vita")
Chi scrive vuol essere compreso, ma altrettanto sicuramente vuole non essere compreso. Non è affatto un argomento contro un libro, se uno non lo capisce: forse era proprio questa l'intenzione del suo autore: non voleva essere capito da 'uno qualsiasì. Ogni spirito nobile si sceglie gli ascoltatori, quando vuole essere capito: e scegliendo traccia contemporaneamente i confini nei confronti degli altrì. Le sottili leggi di uno stile hanno tutte origine da qui: esse tengono a distanza, vietano l'accesso, la comprensione, mentre aprono le orecchie di coloro con cui abbiano affinità.
La vita interiore è il centro più intimo dell'esistenza, dove si è se stessi e si gioca con le immagini infinite che trascorrono nella fantasia, si riflette e talvolta si medita. Qui, all'interno di noi stessi, può serbarsi qualcosa del mondo infantile abbandonato. Dentro di noi sopravvive infatti il suo ricordo e talvolta si riaccende con l'antica intensità: di fronte a un paesaggio, a una cortina di nebbia, a un cielo rannuvolato o splendidamente turchino, all'ascolto di una musica... Tenta di fissare questi ritorni all'infanzia il pittore o l'esecutore o il poeta che riesca ad imbrigliare in giri di pennellate, di tocchi, di parole la commozione trasognata che un dì lontano, fino ai due anni e mezzo, fu costante. Da una certa età in poi, la suddivisione atroce fra l'interiorità e il mondo esteriore si solidifica senza speranza... Invece della pienezza naturale si profila, da noi rigidamente, violentemente separato, uno spazio che ci rinserra ineluttabile, soverchiante, e taluni dei suoi abitanti ci si stringono addosso, ci forzano a guardarli e ad ascoltarli, a interrogarci su di loro, sicché crediamo che tutto si riassuma non in noi, ma nel sito molteplice dove ci si trova. " (da "Lo stupore infantile")
Non ricordo esattamente quando decisi che Konradin avrebbe dovuto diventare mio amico, ma non ebbi dubbi sul fatto che, prima o poi, lo sarebbe diventato. Fino al giorno del suo arrivo io non avevo avuto amici. Nella mia classe non c'era nessuno che avrebbe potuto rispondere all'idea romantica che avevo dell amicizia, nessuno che ammirassi davvero o che fosse in grado di comprendere il mio bosogno di fiducia, di lealtà e di abnegazione, nessuno per cui avrei dato volentieri la vita. Ho esitato un po' prima di scrivere che "avrei dato volentieri la vita per un amico", ma anche ora, a trent'anni di distanza, sono convinto che non si trattasse di un esagerazione e che non solo sarei stato pronto a morire per un amico, ma l'avrei fatto quasi con gioia.
Si, a pensarci bene lei il mondo lo voleva vedere. Quella consapevolezza le era cresciuta dentro piano piano [...], la consapevolezza che oltre i confini di Longbridge esisteva un intero universo, più in là del capolinea 62, di Birmingham, addirittura dell'Inghilterra. E lei lo voleva vedere, e dividerlo con qualcuno. Voleva che qualcuno la tenesse per mano mentre lei guardava la luna che sorgeva sopra il Taj Mahal. Voleva essere baciata, piano, ma a lungo, sullo sfondo magnifico delle Montagne Rocciose, in Canada. Voleva scalare Ayers Rock all'alba. Voleva qualcuno che le chiedesse di sposarlo mentre il sole al tramonto stendeva le sue dita rosso sangue sui minareti rosa dell'Alhambra.
Nella vita di Leon(... )non esisteva nessun malintenzionato, nessun bugiardo, nè traditori nè imborglioni. A tutti spettava una forma di elogio, come se fosse motivo di meraviglia l'esistenza stessa di ognuno.
La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. (... ) Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita.
Theresa lo interruppe stringendogli la mano. "Sono convinta che ci credi davvero, e anche una parte di me vorrebbe crederlo. Se adesso mi abbracciassi e mi implorassi di restare, sono sicura che lo farei, perché hai portato nella mia vita qualcosa che mi mancava da tempo. E continueremmo entrmbi in questo modo, convinti che tutto vada bene... ma non sarebbe così, non capisci? Perché al prossimo litigio..." Si fermò. "Non posso competere con lei. E per quanto desideri che la nostra storia continui, non posso permetterlo, perché tu non lo permetteresti."
Quando tento di richiamare alla memoria quel periodo, i ricordi si fanno sfocati. Gli incidenti sembrano susseguirsi, mescolarsi. I fatti diventano emozioni, le emozioni diventano fatti. Testa e cuore sono storici litigiosi.
"... E mi ritrovo ancora qui, a parlare al cielo. Ha le braccia grandi e il sorriso che sa di scintille. È vestito di tutto punto, è vestito di stelle. Fa paura questo gigante che mi accarezza la testa, che mi guarda vivere e non dice niente. E vorrei contarle le sue stelle, per conoscerlo meglio, per scoprirlo amico. Ma le stelle quante sono?