Coltiviamo l'arte, la musica, e la fantasia, ma restiamo attaccati alla terra, con mano forte, con presa tenace: accarezziamo i gatti, baciamo il suolo, abbracciamo gli alberi, ascoltiamo gli uccelli, saltiamo i fiumi, bagniamoci nella pioggia e urliamo parole di gioia sotto il sole. Ogni tanto prendiamoci per mano.
La normalità non è nulla più che un'imposizione. Dai a qualsiasi persona la possibilità di fare e di essere esattamente ciò che vuole ed essa apparirà in parte o in tutto completamente folle.
Una sola cosa supera l'armonia della pura bellezza: l'inconsapevolezza di chi la possiede o di chi la crea.
Anche alla bontà si chiede che sia giusta.
È sempre opportuno distinguere chi si definisce "solo" da chi invece "solitario". Il primo ripudia la sua condizione e ne soffre, il secondo la cerca e ne beneficia.
Nello sguardo corrisposto è già implicito l'apice del fervore amoroso, nel bacio, la massima voluttà dell'atto sessuale.
Tutto quello che diciamo o scriviamo finisce sulle nostre labbra o sui nostri fogli per il bisogno incontentabile che abbiamo di crederci noi stessi. Nulla più.
Ci piace ciò che ricordiamo piacevole. Non ciò che lo è davvero.
Le persone spendono grandi elogi di fronte alla tua profondità d'animo, ma pretendono che sia definita. Ben delimitata. Di fronte all'abisso non c'è più nessuno.
La felicità, in quanto tale, dovrebbe sempre passare attraverso una fase di profondo dolore. In caso contrario assomiglia piuttosto a uno stato stuporoso, a una beata idiozia.