Scritta da: Davide Cericola
Qualunque idea tu possa avere, io la posso raggiungere.
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Qualunque idea tu possa avere, io la posso raggiungere.
Il vero problema della rivoluzione armata è cosa fare quando si è finito di distruggere.
La voglia degli USA di portare la democrazia nei popoli del mondo è direttamente proporzionale alla quantità di materie prime preziose che tali popoli hanno nel loro territorio, moltiplicata per il risalto mediatico che tale intervento potrebbe avere nei loro elettori.
Ed è quadraticamente proporzionale alla quantità di chilotoni che getteranno sulle loro teste.
Errare è umano. Ammetterlo è angelico.
Un qualunque evento in se e per se non è né bello né brutto, né prezioso, né comune.
Siamo noi che lo viviamo che gli diamo un giudizio.
Per quello che noi oggi conosciamo, la mente umana è influenzata da due soli fattori: le esperienze quotidiane di una intera vita, e il codice genetico che abbiamo ereditato.
Dal momento che non vi è nulla di genetico nei pensieri e nelle idee filosofiche, allora queste sono quasi solamente il risultato delle nostre esperienze.
Ma come possiamo anche solamente sperare di poter avere esperienza di tutta la vita, di tutto l'universo, di tutto ciò che esiste, è esistito, esisterà, o potrebbe esistere? D'altronde la nostra è una vita intrinsecamente finita e limitata.
E allora come possiamo pensare di poter organizzare una filosofia universale nell'arco non solo di una vita umana, ma anche di una intera civiltà umana.
La nostra non può che essere una conoscenza limitata, finita e incompleta.
Ma alla fine noi che cosa siamo? Siamo le nostre azioni? Siamo ciò che ci dice il nostro cuore? Siamo la realizzazione del nostro destino? Siamo quello che gli altri vedono in noi? Siamo i nostri desideri, o i nostri sogni? Siamo solo l'espressione della nostra epoca o società? Siamo il nostro lavoro, o il nostro stipendio? Siamo le nostre idee, o la nostra fede religiosa? Non riesco a raccapezzarmi.
Cosa si può fare quando il mondo decade molto più in basso di ogni più tetro incubo, quando la realtà supera ogni più terribile teatro dell'orrore, e quando ogni più profonda sensazione di sbigottimento e di smarrimento viene superata dalla quotidianità dei fatti?
Un nome deve essere la descrizione dei sentimenti, il riassunto di una vita, l'indice di un'esistenza, la carta di identità di una persona, il salve di un individuo, la traduzione a lettere di tutto quello che siamo.
Dentro un nome ci si deve riconoscere, ci si deve sentire raccontati, ci si deve girare con interesse quando lo si sente, lo si deve pronunciare col cuore quando ci si nomina, lo si deve sentire proprio prima con l'orecchio, poi con il resto del corpo.
Per questo non potrò mai chiamarmi con un nome che piaceva ai miei genitori prima ancora che mi conoscessero.
Una volta ero favorevole all'idea hippie di amore, con coppie aperte e condivisione dell'affetto.
Pian pianino mi sto convertendo al possesso monogamico in stile mafioso: "lei è mia!"