Scritta da: Gabriela Pannia
Vita e materia sono interconnessi, in un sistema che funziona come un eterno cerchio; non fai niente senza che, presto o tardi, ti torni indietro.
Composta mercoledì 9 dicembre 2015
Vita e materia sono interconnessi, in un sistema che funziona come un eterno cerchio; non fai niente senza che, presto o tardi, ti torni indietro.
Date il giusto valore ai colpi di fortuna; la fortuna può anche baciare in determinati momenti della vita, ma se poi non c'è strada, non c'è storia, non c'è merito, non c'è contenuto o non c'è una concreta capacità di farne tesoro, essa resta solo un fresco e fulmineo sibilo di vento in mezzo all'arsura di un giorno d'agosto.
Il tempo dimentico del ticchettio dell'orologio, le cose care che scaldano il cuore, il mondo che non del tutto comprendi e ti comprende fuori dalla porta. Cos'è questa condizione privilegiata? È la domenica.
Mi reputano strana perché ci metto motivazione, passione, energie e cuore, perché mi faccio coinvolgere da tutto quello che dico e faccio; per me gli strani sono loro, che parlano, tradiscono e fanno di tutto senza mai lasciarsi toccare da niente.
Quante cose suggerisce il cuore, quando si quietano gli eccessi del giorno, i paesaggi si fanno malinconici, il cielo pare il fuoco accogliente presso il quale accamparsi con i più intimi amici, e tutto s'appresta a porsi in ascolto della struggente poesia della sera.
Di notte, quando il cielo terso s'addobba di stelle a festa, il cuore non può far altro che emularlo, illuminandosi di sogni e di speranze.
Il prato non mette in dubbio le promesse della luce: se ne sta con i suoi steli, con le corolle e con i ciuffi chini, attendendo pazientemente il primo raggio di sole. Perché non dovremmo concedere la stessa fiducia alla vita? Qualunque sia la notte, per quanto pesto sia il buio, c'è un'alba, un sorriso, un nuovo giorno o una rivalsa in procinto di arrivare.
I letterati più riusciti sono quelli che scrivono magnifiche ed indimenticabili poesie su pagine e pagine di vita concreta, con penne intinte nell'ispirato calamaio dell'anima.
Chissà poi da quale fessura dell'anima nasce, ogni volta, una nuova speranza.
Solitamente è graduale mutamento. La fine arriva quando tu per primo ti convinci che sia la fine.