Scritta da: Gaetano Toffali
Essere se stessi a volte è un casino.
Composta lunedì 12 aprile 2010
Essere se stessi a volte è un casino.
La felicità la cerchiamo ovunque, ma è in un unico posto; addormentata nel profondo del nostro cuore. Sta a noi decidere se svegliarla o no.
Spesso, quando analizziamo la nostra vita, ci comportiamo come un retrovisore di una macchina. Vediamo solo il passato mentre, il presente, che ci è a fianco, non riusciamo a vederlo.
Se essere fragili significa essere capaci di soffrire allora custodirò la mia fragilità... perché non ho paura di mostrare di avere delle debolezze... non ho paura di chiedere aiuto quando non riesco a farcela con le mie sole forze... e non ho paura di ammettere che non sempre sono forte, che ci sono momenti di estremo sconforto, momenti di tristezza, momenti di disperazione... Io non ho paura di mostrarmi me stessa in un mondo di troppe maschere e pochi volti... e se mostrare il mio vero volto significa rischiare di soffrire... non mi importa... perché io confesso di essere fragile... e della mia fragilità, saprò farne una forza...
Una strada c'è nella vita. La cosa buffa è che te ne accorgi solo quando è finita. Ti volti indietro e dici "oh, guarda, c'è un filo". Quando vivi non lo vedi il filo, eppure c'è. Perché tutte le decisioni che prendi, tutte le scelte che fai sono determinate, si crede, dal libero arbitrio, ma anche questa è una balla. Sono determinate da qualcosa dentro di te che è innanzitutto il tuo istinto, e poi da qualcosa che gli indiani chiamano il karma accumulato fino ad allora.
Nella vita si hanno tre possibilità: restare fermi, inchiodati dalla paura di decidere, aspettando che qualcun altro lo faccia per noi; voltarsi continuamente indietro, facendosi schiacciare dai fantasmi del passato, da ciò che poteva essere e non è stato; guardare avanti, trovando il coraggio di correre qualche rischio per essere artefici del proprio destino.
A te la scelta.
Ho capito tante cose nel corso della mia vita, ma se c'è una cosa che non capirò mai, è proprio "me stessa".
La rinuncia non consiste nel fare a meno delle cose di questo mondo, ma nell'accettare che se ne vadano via.
L'acido cloridrico presente nel nostro sistema digestivo è così corrosivo che può sciogliere un chiodo. In altre parole, dentro di te c'è qualcosa per smaterializzare il metallo solido.
Perché, allora, trovi così difficile concepire la possibilità di vaporizzare un ricordo doloroso, una cattiva abitudine o una fantasia che ti spaventa?
Facile sentirsi in prigione quando non si ha il coraggio di uscirne. In realtà la prigione o la fortezza è la nostra coscienza, con volontà possiamo andare oltre le sbarre della nostra prigione mentale. C'è sempre una via d'uscita, ma non evadere, perché significa non affrontare i problemi. La nostra libertà non è solo fisica, ma è anche mentale. Reagisci, combatti e sarai libero!