Scritta da: Rossella Porro
Si deve avere coraggio per rinunciare perché tornare indietro sui propri passi è come riconoscere i propri errori e tale onestà non è da tutti.
Composta lunedì 4 aprile 2011
Si deve avere coraggio per rinunciare perché tornare indietro sui propri passi è come riconoscere i propri errori e tale onestà non è da tutti.
Alfine, dunque andai dagli artefici, ché qui ero sicuro di non conoscere che poco o niente, e d'altra parte sapevo che avrei trovata gente fornita di molte belle cognizioni. E in questo non m'ingannai, ché in realtà essi sapevano cose ch'io non sapevo, e per questo riguardo eran più sapienti di me. Ma, o cittadini ateniesi, mi sembrò che il medesimo difetto dei poeti lo avessero anche i buoni artefici: pel fatto stesso che disimpegnava bene la propria arte, ciascuno presumeva d'esser sapientissimo anche nelle altre cose maggiori, e questo errore offuscava quella loro sapienza. Cosicché io, tenendo presente l'oracolo, domandavo a me stesso se preferissi rimanere così com'ero, non sapiente della loro sapienza, né ignorante della loro ignoranza, oppure aver, come han loro, tutt'e due insieme questi requisiti. Risposi allora, a me stesso e all'oracolo che mi giovava rimanere com'ero:.
Può una quercia lasciarsi scomporre da un vento leggero?
È strano come molti uomini credano di poterti insegnare qualcosa per il solo fatto di essere al mondo da più tempo di te. Ad oggi posso dire che la più grande lezione mi è stata data da Alban, sei anni, in groppa al suo asino.
Io cerco... ed è quello che mi fa sentire di essere viva... se smettessi di cercare sarei morta... e per ora non è tempo.
Delle cose che amo
poche sono quelle che passano
molte sono quelle che restano.
Ignorarsi
per poi ritrovarsi
nell'istante del separarsi
occhi negli occhi
a raccontarsi la fatal promessa
del rivedersi...
No, non puoi capire
questa silente
scintilla che
arde nelle viscere nascoste.
Se il silenzio
ti è molesto
perché delle urla sei maestro
no, tu non puoi capire...
E passerà, come tutto deve passare. Alla notte più scura non segue forse il giorno? Allora mi consolo perché tutto passa perfino questa incertezza sbroglierà al vento la sua matassa.
Dove si nasconde la sensibilità? Forse tra le pieghe nascoste del dolore? Forse nel timore di non essere adeguato? Forse nel bisogno di aspettare che siano gli altri a capire, a perdonare, ad aspettare, a lenire le ferite, a darti certezze... è forse qui che si nasconde? No, non è qui che si nasconde, questa io la chiamo fragilità.