Scritta da: Silvia
L'estremo del dolore, come l'estremo della felicità, muta l'aspetto di tutte le cose.
dal libro "Le affinità elettive" di Johann Wolfgang von Goethe
L'estremo del dolore, come l'estremo della felicità, muta l'aspetto di tutte le cose.
La solitudine non consiste nello stare soli, ma piuttosto nel non sapersi tenere compagnia. Chi non sa tenersi compagnia, difficilmente la sa tenere ad altri.
L'uomo vive finché vive la speranza, la sua statura si definisce da cosa attende.
La superstizione mi è sempre stata odiosa come il maggior danno che l'uomo si possa procurare.
Non sorridete, caro Mittler, o magari sorridete pure! Oh! Io non mi vergogno di questa devozione, di questa, se volete, pazza insensata passione. No, io non ho ancora mai amato, ora apprendo che cosa significhi. Fin qui, nella mia vita, non s'era avuto che preludio, attesa, passatempo, spreco di tempo, finché non la conobbi, finché l'amai, e allora veramente amai.
Oh! Lasciate in tanta incertezza della vita. (...) in questo gioco alterno di speranze e d'affanno lasciate una specie di stella polare al cuore bisognoso, alla quale possa almeno levare lo sguardo, anche se non gli serva da guida.
Ai sintomi ammonitori nessuno bada, soltanto a quelli lusinghieri e promettenti si rivolge attenzione e solo in quelli si ha viva fede.
Voglio vedere chi mi supererà nell'arte di amare. Compassionevole arte, invero, ricca di dolori e di lacrime; ma io la trovo così naturale, così appropriata a me, che ben difficilmente vi rinuncerò mai.
Balzava nella barca e remava fino in mezzo al lago, poi tirava fuori un libro di viaggi, si lasciava cullare dal moto delle onde, leggeva, si sognava lontana, in luoghi stranieri dove sempre trovava l'amico suo, al cui cuore ella era pur sempre rimasta vicina, com'egli al suo.
Un cuore che cerca, sente bene che qualcosa gli manca; ma un cuore che ha perduto, sa di che cosa è stato privato.