Commenti a "La felicità è tagliarsi le vene. E scoprire..." di Joe McFly


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'Sono tornata',
il tuo racconto è agghiacciante e mi duole il cuore leggerlo... ho dovuto prendermi una pausa a metà e poi leggere il seguito... Sembrava un romanzo e invece purtroppo per molti è verità... Forse è vero che nelle cliniche c'è un aria molto depressiva e che più che aiutare, ti butta giù... Forse però se eri lì e quelle persone facevano il loro lavoro, non lo facevano (almeno non tutti!) solo per soldi... Forse davvero avevano a cuore persone come te, come ne ho a cuore io.
I metodi, sì, sono orrendi, forse brutali, ma anche io sono stato spinto dall'ira quando non ricevevo risposte mentre cercavo di aiutare persone come te... Questo non vuol dire che li giustifichi!!!
Forse è vero che quando si vuole troppo bene ad una persona ci arrabbiamo vedendola distruggersi e non 'collaborare'... Forse è vero che chi da troppo amore viene odiato.
Però non è di questo che voglio parlare! Ho saputo leggere tra le righe e mi è sembrato di capire che nonostante ti trovassi lì (e doveva esserci un motivo se c'eri) amavi ancora la vita, o parte di essa, ti è venuta a mancare: desideravi i colori, le vite libere e indipendenti degli altri, etc... Quindi, se ci pensi, puoi fare una cosa, anche se risulterà difficile: dimentica quello che hai passato, una cosa l'hai imparata: ami la vita! Allora inizia a parlare, a discutere, a spiegarti agli altri come volevano che facessi con i 'camici bianchi', solo che adesso sei libera e decidi TU QUANDO e DI COSA parlare... Posso capire il dolore che hai passato, ma pensa che non tutti, qui fuori, siamo 'camici bianchi' e siamo disposti, io tra i tanti, più ad ascoltare che a far domande...
Perchè tu non ti spenga così, freddamente, sappiamo che hai rispetto per gli altri (soffrivi per gli altri), capisci le sensazioni altrui e non ami il dolore di costoro... Quindi, almeno, fallo per noi: lascia che ti venga tesa la mano! A te cosa costa? :) Forse potresti vivere o conoscere aspetti dela vita che ignori e noi capire cose che ingoriamo, imparando a rispettarti e non a chiuderti in un 'bunker' dalle pareti bianche...
Vorrei tanto parlarti, ma la decisione aspetta a te... Il contatto di MSN lo conosci (è nel mio precedente messaggio). Vale anche per  eventuali e-mail. Fa che sia tu e persone come te a insegnare a noi cosa vuol dire 'vivere'...
Con affetto,
Grazie di cuore.
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Oggi, un giorno come tanti, guardo al di la di queste inferiate cineree..
Ricordo ancora quando mi lasciarono davanti a quell’alto cancello.. ero atterrita dal suo interno, nessun giardino.. nessun colore.. e poi quella porta nivea. Tutte le persone all’interno non erano distinguibili l’una dall’altra, tutti possedevano un camice bianco. Mi portarono in una specie di camera.. pareti rivestite di gomma bianca, una finestrella munita di inferiate, un giaciglio bianco posto nell’angolo a destra della stanza. Prima di entrare ricordo che mi fecero togliere tutto ciò che con me avevo portato.. mi portarono poi in una sala dove mi fecero togliere ciò che indossavo per sostituirlo con un camice latteo, mentre dentro mi chiedevo il perchè di questa fissazione con questo colore..
Un “camice bianco” mi portò da un altro “camice bianco” il quale mi fece migliaia di domande, assurde dal mio punto di vista. Ricordo che mi chiese se sapevo perché ero in quel posto, e se ero a conoscenza del fatto che ci sarei rimasta fino a quando non sarei guarita.. in un abissale silenzio questo “camice bianco” aspettava una mia risposta.. risposi dicendogli che non ero io quella che doveva essere rinchiusa ma chi mi ci aveva portato con forza!! Il “camice bianco” continuava incessantemente a scrivere al suo computer senza nemmeno prestare orecchio alle pochissime parole che sussurravo. Poi una sua affermazione:”Sai, Michela, quelle persone ti portarono da noi perché hai dei comportamenti strani.. noi li chiamiamo “manie di suicidio e/o sadismo” soffri di depressione della psiche, e pure tu sai che questo non è normale?!”… continuava a parlarmi mentre io mi ero soffermata a guardare gli innumerevoli attestati di qualifica appesi al muro e tra me e me pensavo:”.. attestati per uccidere interiormente le persone.. “.
Vedendo da parte mia il silenzio il “camice bianco” chiamò un altro “camice bianco” e con voce annoiata disse:” Porti pure la paziente nella sua stanza!” ..
Un longilineo corridoio.. a destra le camere pari e a sinistra le camere dispari. Io ero la stanza numero 286, lo stesso numero che era stampato sul mio camice. Mi sentivo come in un campo di concentramento. Davanti alla mia stanza c’era il numero 285.. mi soffermai a vedere al suo interno.. Un ragazzo che dall’apparenza aveva solamente 20 anni.. era legato con delle catene al “suo” letto. Non feci in tempo a chiedere il perché che il “camice bianco” mi urtò con forza nella mia stanza affermandomi:”Qui non si fanno domande!”.
Chiuse la porta a chiave e se ne andò.
Mi sentivo vuota, tutto ciò che mi circondava era vuoto, senza sapore né colore.. ricordo che le prime volte stavo ore e ore a fissare il bianco delle pareti, mentre dalla infante fessura della porta quei “camici bianchi” giudicavano i miei comportamenti e annotavano tutto nelle loro ridicole dispense.
Qualche giorno dopo iniziarono a farmi uscire per soli venti minuti, ricordo una grande stanza priva di tutto.. c’erano solo grandi capezzali bianchi ammassati per terra. Era l’unico momento dove tutti noi “squilibrati” venivamo liberati.. mi domandavo, però, perché quel ragazzo della stanza 285 non era mai presente. E così continuò per parecchi mesi..
Poi il fatidico giorno.. un “camice bianco” mi venne a prendere nella stanza dicendomi.. “Da oggi in poi inizieranno le terapie che ti guariranno solo se collabori”.
Ogni giorno per 3 ore venivo sottoposta a visite e domande con intorno a me 4 “camici bianchi”. Mi sentivo soffocare per quelle 3 ore, provavo rabbia verso di loro, li ritenevo un gregge di incapaci manipolatori delle teste altrui. Giudicavano pensieri e comportamenti come “segni estremi di pura schizofrenia”… in queste sedute la mia bocca rimaneva costantemente chiusa, ricordo le mille urla dei dottori, le mille volte che per avere una mia reazione mi delimitavano in una stanza un metro per un metro per ore.. ricordo ridendo i loro sguardi vuoti per la mia freddezza.
Passarono lentamente cosi 9 mesi quando poi, un giorno sentii il bisogno di uscire, di andarmene da quel posto atroce dove venivo considerata quello che non ero, desideravo vedere i colori, di sentire la brezza del vento, di sentire l’odore della pioggia.. lo desideravo talmente tanto che un giorno tentai di uscire nei 20 minuti che avevo a disposizione, ma non ci fu nulla da fare, venni assediata immediatamente, al ché tirai fuori un coltellino che per un anno tenni con me al sicuro e all’oscuro di quei burattini bianchi e iniziai urlando, a lacerarmi ovunque.. ricordo il loro grembiule pieno di sangue, e pure il mio lo era.. ricordo che subito vennero in aiuto altri dottori i quali velocemente mi fecero un iniezione, non so cosa fosse.. ma di sicuro quello che so è che quando mi svegliai mi trovai ancora dentro a quella gabbia infernale.
Ogni giorno che passava perdevo le speranze di uscire.. ogni giorno cercavo in qualche modo di chiudere questa pagina che si aprì per il volere di altre persone. La situazione era peggiorata, sia all’interno della struttura che all’interno del mio cervello apparentemente malato.
Mi tolsero i 20 minuti di “svago” e le terapie.. probabilmente perché aspettavano solo un po’ di mia collaborazione.. rimanevo dentro la mia stanza anche per 7 giorni, era sempre buio,entrava pochissima luce da quella cavità e solo 2 volte al giorno mi portavano qualcosa da mangiare. Ricordo che affondavo le unghie nella carne per l’ira, che con forza mi strappavo i capelli uno a uno, che digrignavo i denti fino a farmi venire puntualmente ogni giorno atroci mal di testa. A volte arrivavo a pensare di essere veramente diventata pazza!! Pensavo continuamente che se stavo così era solo per colpa di quei “camici bianchi” , che con il loro imporre affliggevano l’essere di persone che fondamentalmente erano tutte sane.
Fissavo lo sguardo sempre fuori dalla piccola finestra pensando alle persone che erano libere e che avevano la capacità di fare della propria vita ciò che desideravano.. invidiavo il mondo fuori come non l’avevo mai desiderato prima, sentivo per la prima volta il desiderio di vivere.
Pensavo sempre a quel ragazzo della stanza 285.. e un po’ mi ci rispecchiavo.. come lui non uscivo mai.
Dentro quella gabbia vedevo scorrere i secondi a rilento e io non potevo farci niente.
Vedevo sempre genitori con grosse macchine scaricare come cani i loro figli, andandosene poi con il sorriso soddisfatto e sazio, come se si fossero tolti un peso.. vedevo le facce di quei cani atterriti, vedevo le lacrime scendere dai loro cuori, sapendo che entravano qui dentro con migliaia di domande…
Mi sentivo come un criceto ferito in un labirinto.. la pazzia prima o poi mi avrebbe fatta sua!!!
Pensavo che non era cosi che volevo continuare.. presi un lenzuolo e iniziai con rabbia a legarlo alla finestra.. il resto viene da sé…
Tutto questo semplicemente perché la reclusione di persone credute malate, sono portate a gesti estremi, perché la vita porta a volte a distruggersi, perché le emozioni non sono più contenibili e la morte diventa più importante della vita stessa
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Cara flavia_3m0 th3 b3s1,
ti stupirà sapere che io non so cosa significhi essere 'emo' e quindi non ho pregiudizi contro di voi (non li avrei cmq)...
Io, in ogni caso, non considero i Autolesionisti, o i Venisti, come li chiamo io, persone diverse, o da considerare poco... Inferiori insomma.
Tutti abbiamo i nostri problemi, le nostre debolezze e nessuno è perfetto: quindi, la vostra tristezza verso il mondo è solo uno stato d'animo, iù da capire che da evitare, un motivo in più per accogliere persone, più che allontanarle ed esiliarle. Quello che faccio io da anni oramai, che ascolto e do consigli, per quel che posso.
Però, per quanto capisca e aiuti, cerco sempre, forse non con insistenza, di spingere le persone come voi a evitare di tagliarsi... Perchè come dite voi è solo un modo per scaricare la tensione, c'è chi lo fa urlando, chi picchiando le persone... Ma tra urlare e picchiare c'è differenza, no? La differenza è il MODO che diventa (oltre che illegale) sbagliato e autodistruttivo. Ecco perchè tagliarsi non è da aiuto, perchè forse le ferite sulla pelle guariscono, ma nel cuore no, e chi sente il bisogno di tagliarsi per sentirsi vivo, vuol dire che ha bisogno d'aiuto, senza screditare nè considerare inferiore... Anzi, forse i Venisti hanno capito qualcosa in più a noi... Ma ascoltate me, o le persone come me: forse anche noi abbiamo capito qualcosa in più... E non ci tagliamo... Diventiamo amici, non allontaniamoci a vicenda. E discutiamo...
Il mio indirzzo MSN è sempre lo stesso: agentejoemcfly@yahoo.it
Grazie ancora per i 1000 commenti alla mia frase! Un bacione a tutti!
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si. lo si fa xkè nn si ha più voglia di vivere. lo fai la prima volta credendo ke sia l'unica...poi ti viene la voglia di rifaro...poi ancora e diventa una droga...e nessuno ti capisce...continui a farlo perchè diventa l'unica soddisfazione ke hai...piangi perchè hai perso tutto prendi in mano il coltello, lo fai e ti senti meglio. ti senti davvero meglio...a vedere il sangue... e il male ke ti sei fatto da solo. quando la propria vita vale meno di una merda...lo si fa e basta, e neanke ne sei consapevole quando tieni in mano quel coltello e lo affondi nella tua pelle...nella tua carne.
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ciao sentite io sn 3mo ...noi lo facciamo xkè nn sl xkè abbiamo dei problemi ma anke xkè noi stiamo male cn noi stessi e cn gli altri noi stiamo bn sl cn gli altri e mo cpt?
poi nn cerchiamo ne l'attensione anzi tutto l'opposto...nn ne poxiamo più nn capiamo xkè ci odiano!e poi nn siamo autolesionisti!ogniuno aha i suoi modi di scaricare il suo momento di "ira"!tti ce l'abbiamo il momento di rabbia nn potete biasimarmi !noi siamo un po solitari xò pure voi ci allontanate...cn il vostro modo di essere!dite che noi 3mo facciamo così sl xkè va di moda ma CHE MODA E MODA  nn ce ne fotte nnt della moda!vaff'anculo alla moda!cmq lo so ke si può morire dopo che si taglia la prima volta poi c'è di nuovo la tentazione quando ti senti triste o hai dei problemi!insomma è una specie di droga!ma noi nn ci poxiamo fare nnt xkè nn ritornate a criticare le bulimiche quelle si ke hanno bisogno d'iuto!poverin!:( o le anoressiche c'è il mondo o uno si taglia o uno si abbuffa e poi vomita o oppure nn si mangia!fa schifo il mondo xò anke se sn emo devo e dovete provare a vedere il mondo sotto un'altra luce!

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