Post di Davide Bianco

Nato a svizzera
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La prima volta che la vidi il cuore si mise in moto da solo, avevo paura potesse uscire dal petto.
Me la guardavo negli occhi come se stesse partendo.
Così bella, come i girasoli ai bordi delle strade, sai,
quelli che guardi quando viaggi attraverso il finestrino, che ti riempiono lo sguardo...
Era di pelle bianca come la luna e delicata come la neve.
Avevamo entrambi lo sguardo un po' abbandonato, come se stessimo cercando qualcosa, qualcuno.
Ci scoprimmo così, come il pittore scopre il suo quadro e pian piano ne apprezzi ogni più piccola sfumatura, ogni piccolo particolare.
Ci raccontavamo ogni giorno, ed era come spogliarsi, piano piano.
Era come fare l'amore senza il bisogno di toccarsi.
Il sentirsi vicini quando eravamo lontani.
Il non toccarsi e il sentirsi addosso ce l'avevamo nello sguardo.
Eravamo dello stesso destino, che odiavamo e amavamo con una speranza racchiusa da qualche parte.
I nostri corpi erano nudi, scivolavano come se non devessero mai legarsi. Nascevamo e morivamo ogni giorno.
Eravamo assetati.
Senza luce.
Senza tramonti.
Lei era come un sentiero alla fine di una strada percorsa.
Era come l'ultimo autobus in piena notte.
Era come tutte?
Forse.
In ogni donna c'è sempre qualcosa in più dell'altra, qualcosa in meno.
Ma lei era come tutte quelle che avrei voluto amare.
Come se fossero tutte insieme.
Non potevamo amarci, per sempre.
Ma avevamo il diritto di essere infelici.
Davide Bianco
Composto giovedì 17 marzo 2022
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    Una strada che porta al cielo, una di quelle lunghissime senza mai una fine con a tratti prati verdi e rigogliosi e fiori bellissimi, e tratti con distese bruciate e deserte, e così, me la immagino così la mia vita, con delle uscite a destra e sinistra in ogni pezzo di cammino.
    Me lo immagino così Dio, che ti mette al mondo a piedi nudi e ti regala un paio di scarpe e una strada da percorrere, mano nella mano e le consapevolezze di poterle staccare, nelle nostre uscite, sempre chiuse, con prati finti e fiori di plastica, e poi torniamo lì, sempre indietro e ci ritroviamo lì, dove pensavamo di trovare qualcosa. Il mio Dio è donna, ogni tanto ci perdiamo e ogni tanto camminiamo, mano nella mano, con le nostre briciole affettive, che lasciamo per strada per altri affannati d'amore.
    Quante volte abbiamo svoltato a destra e a sinistra, ci salutiamo e ci assentiamo, a volte per poco tempo altre volte per lunghi periodi, e quando ri-iniziamo a fare qualche passo verso il cielo non ci diciamo mai dove siamo stati, cosa abbiamo fatto, cosa abbiamo trovato, noi ci riprendiamo lì, dal quel battito di cuore che avevamo fermato.
    Non abbiamo mai fatto l'amore, non ci siamo mai detti ti amo,
    quelli sono fatti per chi deve dimostrare qualcosa, noi siamo senza occhi, abbiamo solo un cuore e un paio di scarpe, e in questo cammino dove tutto è messo in vetrina noi nella nostra abbiamo spento le luci.
    E lo sai Dio che queste scarpe sono strette, ma arriveremo al cielo e danzeremo scalzi con il cuore sotto la pelle, perché la mia vita me la immagino così, una strada che arriva al cielo dove puoi togliere le scarpe e tornare ad amare.
    Davide Bianco
    Composto venerdì 6 agosto 2021
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      E nel mentre noi ci affrettiamo alla corsa al regalo come se non ci fosse più tempo, come se ci mancasse il pane a tavola o quel maglione quel pigiama o quella cravatta, intanto le gente continua a salire lì, in paradiso.
      Chissà come è il paradiso.
      E nel mentre noi ci preoccupiamo di come passare il Natale in compagnia, altri numeri continuano a salire lì, e in questo inferno ci lasciano le statistiche senza nomi e cognomi. Per esempio l'altro ieri 624 ieri 836, oggi 497 e qualcuno esclama, ieri tanti, come se quelli di oggi fossero pochi, numeri, senza nomi e cognomi, certo a volte ci fanno vedere qualche storia raccontata, giusto per non essere del tutto insensibili, ma loro continuano a salire lì, in paradiso.
      Chissà come è il paradiso.
      E nel mentre noi speriamo che a Capodanno non ci chiudono in casa e ci poniamo il problema a cosa indossare, a quale settimana bianca stiamo per rinunciare, perché la neve è tanta perché è un peccato starsene a casa, i numeri, quelli senza nome e cognome continuano a salire lì, in paradiso.
      Chissà come è il paradiso.
      E nel mentre noi, ma tanto sono vecchi, avevano già problemi, non ci rendiamo conto che se oggi calpestiamo questo mondo e proprio grazie ai vecchi, quelli che non servono più...
      quelli che ormai...
      Chissà come è il paradiso.
      E nel mentre noi preghiamo per un caffè al bancone, i vecchi continuano a salire lì, lasciandoci qui in un inferno senza più nomi e cognomi...
      e nel mentre voi un giorno se per sbaglio o per coscienza vi chiederete quale fosse il nostro nome e cognome, noi vi diciamo che qui ci chiamano Angeli...
      Chissà come è il paradiso, senza nomi e cognomi.
      Davide Bianco
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        Vorrei che lei fosse quella giusta, che un giorno si fermasse qui, così, con delicatezza e leggerezza come si appoggiano le farfalle sui fiori, senza spostare nessun petalo senza cambiare nessuna natura. Vorrei che un giorno questo viaggio di vita avesse questa fermata, un capolinea dove decidi di scendere senza nessun timore, senza nessun rimpianto. Vorrei che lei fosse mia, come la speranza in una preghiera,
        perché io le bacerei gli occhi e la fronte, e poi le mani.
        Vorrei che fosse mia anche quando non lo è,
        perché non ci siamo mai innamorati, nemmeno a prima vista, ma conosciuti da lontano, giorno dopo giorno, nelle brevi discussioni, dove nessuno si sentiva accusato, sbagliato, incompreso, come quando ci raccontiamo un passato estraneo, senza mai puntarci il dito, con calma e senza rancori, oppure quando senza volerlo scatta quella complicità che non abbiamo mai cercato, con quelle sponde di umorismo improvviso che ci trascinano in un tempo perduto,
        no, non voglio ridere sempre ma ogni tanto a squarciagola e
        innamorarmi di quello che ancora non conosco.
        Ne sono sicuro, non è del primo giorno che ci si innamora, o del primo sguardo del primo bacio,
        ma dei giorni che non conosci,
        i successivi,
        quelli da scoprire,
        ci si innamora alla fine,
        in fondo i colpi di fulmine io li ho sempre visti come le trappole che si esauriscono rapidamente. Vorrei che fosse così sempre, senza il bisogno di leccare il culo alla felicità,
        senza dimostrare niente a nessuno,
        protetti,
        come i sogni raccontati alle stelle, quando lei nuova non ancora donna pura e innocente raccontava i suoi sogni al cielo,
        perché lì ci vedeva Dio.
        Vorrei che lei fosse quella giusta, come la preghiera,
        perché io nelle sue ci sono sempre,
        perché siamo diversi perché ci amiamo quei difetti che sappiamo lasciarci alle spalle,
        perché mi rende felice solo pensarla,
        perché la rendo felice, forse.
        Vorrei che fosse mia sempre, anche quando il tempo ci porterà a cambiare le abitudini dei primi giorni, dei primi istanti, quando il tempo che passa ci lascerà nudi come gli alberi in autunno, quando per i colori bisognerà aspettare quei stupefacenti giorni all'improvviso.
        Si, vorrei che fosse così,
        anche se un giorno quella farfalla che con delicatezza e leggerezza non era riuscita a cambiare la natura di quel fiore dovesse volar via verso il suo cielo senza ritorno, vorrei che fosse così, sempre, senza speranza nel cuore, vorrei che fosse mia anche se un giorno smettesse di amarmi, perché non sarei mai in grado di andarmene,
        via.
        Davide Bianco
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          Volevo solo essere "bella" un po' e mi sono ritrovata infelice.
          La fregatura del essere felice oggi è, che non sai mai se domani  potresti esserlo ancora.
          Io per esempio ero una di quelle donne che aveva tutto, una famiglia un amore un bel sorriso, io ero una che sorridevo a squarciagola, non mi mancava niente e combattevo ogni giorno perché tutto fosse così. Io ero una di quelle donne appagate e avrei tenuto tutto tranne qualche chilo di troppo, non è che io non li volessi e che a noi donne si sa' i chili di troppo danno più fastidio agli altri che a noi stessi.
          E allora un bel giorno decisi di voler diventare bella a tutti i costi,
          come i bruchi in evoluzione solo che io non ho mai preso il volo,
          perché diciamoci la verità fa piacere a tutte quando qualcuno si gira e ti guarda per un culo più sodo (forse a tutte no) e così mi sono smussata, mi sono messa in vetrina come la merce in vendita.
          Io in palestra non ci sono andata per la circolazione per il cuore per il respiro, io ci sono andata per competizione, e anche con il cibo in fondo avevo un buon rapporto, non è che io prima mi strafogavo di dolci, ma ai piccoli piaceri della vita non rinunciavo. Di solito quando cominciamo a rinunciare a qualcosa lo facciamo sempre per gli altri perché pensiamo di non essere più desiderate perché gli anni passano perché la "concorrenza" è troppa, è così che  negli anni ho imparato a mie spese a non sopportare più le donne che vogliono essere "belle" a tutti i costi, quelle che devono essere belle per tutti, perché io la mia vita l'ho distrutta così, perdendo i chili di troppo, magari tante l'hanno migliorata ma io avevo deciso di piacere al prossimo, non era neanche narcisismo il mio, e pian piano senza nemmeno accorgermi ho cominciato a dire sempre no.
          Le rinunce.
          Ai compleanni, hai ristoranti a tavola in casa.
          Non la mangi la torta?
          No.
          Dai assaggia questo.
          No.
          Così a furia di dire sempre no e facendo tutto quello per cui non ero neanche portata ho perso il mio sorriso, in un mondo dove tutto andava messo in esposizione mi sono ritrovata desiderata e non amata. Se c'è una cosa che ho capito in questi anni in queste rughe in questo specchio che riflette il mio viso mentre sorride di tutte le mie imperfezioni e che il desiderio si porta via le persone e l'amore che sta dentro, io quando abbracciavo mio marito mi ci aggrappavo e sorridevo sempre, ho passato gli anni più belli della mia vita preoccupandomi dei giudizi e alla fine mi sono innamorata di un uomo che non mi avrebbe mai amata quando io sorridevo,
          io quando sorridevo ero la donna più bella del mondo.
          Io volevo solo essere bella un po', ma ho capito che non puoi esserlo per tutti ma solo per chi ti ama, perché oltre l'apparenza oltre i tuoi ostacoli e quelli di chi ti dovrebbe amare dovrebbe esistere l'amore, poi ci sono i sentimenti quelli che non puoi ammirare e guardare ma indossare, sulla pelle, e poi te li devi portare a letto, di notte, e  sognarli senza averli mai desiderati.
          Io volevo essere bella,
          e per essere belle bastava sorridere un po'..
          Un po' di più.
          Davide Bianco
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            Non avevo trovato niente, e questo io lo sapevo già. Ma volevo trovare qualcosa che mi mancasse, che mi riempisse quei vuoti nel cuore, e invece il deserto aveva sempre più spazi, più sorrisi, più incontri, più baci, più desideri, fatti di squallidi ore senza luce e senza aria, io, che cercavo il sole con le nuvole nell'anima, non avevo trovato niente.
            Davide Bianco
            Composto sabato 3 agosto 2019
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              Semmai un giorno dovessi pensare a cosa sia stato per me l'amore, penserei a tutte quelle volte che volevo andarmene, ma poi, sono rimasto dove desideravo restare, anche se lontano dai tuoi occhi, dai tuoi abbracci e dai tuoi baci, io sono rimasto lì, dove non esistono spiegazioni, con la pelle piena di brividi, in fondo il non comprendersi ci ha fatto restare in qualche modo insieme, legati con la consapevolezza che l'odio ha sempre avuto un posto per ricordarci che solo l'amore ha il coraggio di essere perdonato. Semmai un giorno dovessi cercare di capire di cosa fosse stato un amore, sceglierei il tuo, continuare ad amarti ancora, pur cercando di non volerlo più fare...
              Davide Bianco
              Composto lunedì 24 dicembre 2018
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                Adesso che i nostri figli sbagliano ci chiediamo dove abbiamo sbagliato noi, dove abbiamo mancato. Tiriamo in ballo gli anni settanta e gli ottanta, tiriamo in ballo i nostri genitori che con due calci nel culo e quattro schiaffi ci raddrizzavano quando prendevamo una brutta piega. Noi stiamo sbagliando nel momento che diciamo al mondo dove abbiamo sbagliato, stiamo sbagliando nel cercare la soluzione altrove, noi genitori ormai social ci siamo presi i nostri spazi e abbiamo parcheggiato i nostri figli a sua volta social, li abbiamo messi nel mondo virtuale senza possibilità di correggerli senza possibilità di controllo. A tavola ci controlliamo le notifiche e loro a sua volta si controllano il rapper di turno, la stronzata di turno. Noi adesso sappiamo come gira il mondo ma non sappiamo come girano i nostri figli, non sappiamo se si fanno un selfie sui binari con un treno in corsa, o se sono adescati da un pedofilo di turno, non sappiamo se sono bulli o vengono bullizzati, non sappiamo un cazzo, e quando vediamo le disgrazie pensiamo sempre che i nostri li abbiamo educati bene, senza pensare che noi oggi abbiamo avuto solo fortuna.
                Stiamo fallendo ed è inutile negarlo, abbiamo dato il consenso di avere una privacy malata, dieci, undici, tredici anni gli abbiamo dato delle password dove nessuno può entrare, e se non siamo capaci di entrare nella vita dei nostri figli, noi abbiamo fallito...
                Davide Bianco
                Composto martedì 11 dicembre 2018
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                  Ogni tanto ci sentiamo, e poi sentiamo il bisogno di dirci ti voglio bene, e non è un bisogno personale, uno di quelli detti così da contraccambio, e come se fosse uno stringersi forte, un bacio sulla fronte, e come dirsi mi manchi, dove sei, mi manchi una cifra. Non ci sentiamo spesso, e quando capita è come se il tempo si fosse fermato all'ultimo abbraccio all'ultimo bacio, lì, nelle nostre menti affollate, nelle nostre stanze disabitate. Ogni tanto tocchiamo il cielo è altre volte ci raccogliamo i pezzi, sparsi, dalla vita, dal tempo che intanto passa. Ogni tanto abbiamo una figlia che si chiama Francesca e una sala da ballo con un tetto di stelle e una luna che guarda.
                  Ogni tanto siamo invisibili come le anime, che vagabondano alla ricerca di una meta, ogni tanto sbagliamo strade e torniamo indietro, e ci ritroviamo sempre lì, nelle nostre menti affollate nelle nostre stanze disabitate, con il tempo passa a volte lento altre volte in fretta, sempre lì, a dirci ti voglio bene, come quella volta che avevamo il disperato bisogno di stringerci forte...
                  Davide Bianco
                  Composto lunedì 10 dicembre 2018
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