Mi sedetti su quella panchina in mezzo al verde, come se la stanchezza fosse parte di me. Come se quel periodo, ormai del passato, gravasse ancora pesantemente sulla mia malinconica felicità. Sapevo che non avrei dimenticato mai quella parte di me che aveva voluto andarsene da quel distacco così doloroso. Forse in quel momento avrei voluto ancora prolungarlo, ben sapendo che la fine di ogni cosa rivela un grande segreto. Quello di vedere in modo chiaro quanto la solitudine si sarebbe impadronita del mio cuore. Non avevo più quel sorriso che ora, disegnerebbe rughe profonde sul mio volto e non sentivo più tutta quell'importanza che quell'attimo aveva lasciato dentro me per molto e molto tempo. Avevo solo il ricordo di me con quel sorriso triste, che aveva solo un'immagine di facciata nel constatare che dopo tutti i sogni, avrei dovuto affrontare la realtà. Era passato tanto tempo, che il tempo mi aveva fatto comprendere quanto i prati intorno a me avessero il significato unico di vedermi correre felice, nonostante correre non avrei potuto più. Correre, correre e correre. Perché le cose che non si hanno più hanno un valore diverso. Per tutto l'amore che ho dato e che ho ricevuto, ho sempre voluto cose estreme. Ma amo le cose estreme quando valgono... e sono così banali quando non valgono...
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