Pettinerò i capelli ogni sera, e metterò in ordine le fotografie di noi che nella mia memoria vagano sparse e in disordine. Guarderò alla finestra nella speranza di vedere il tuo riflesso, e berrò cioccolata calda per avere ancora la sensazione di non essere sola. Farò finta di aspettare il tuo ritorno da lavoro, e sorriderò se mi capiterà di trovare ancora la tua roba in disordine nell'armadio. Finirò di scrivere quel libro che non ho mai cominciato, e canterò la nostra canzone preferita mentre lavo i piatti. Ed invecchierò serena, come vorresti tu, come mi hai raccomandato di fare. E non mi scorderò nemmeno un attimo di pensarti, non mi scorderò mai di te, di noi. E aspetto che sia di nuovo il nostro tempo, il nostro amore, aspetto... in attesa di te.
Ti hanno ferito, anche se negli occhi era scritto chiaro che tu, invece, ti fidavi. Non ci hanno pensato un attimo a spararti addosso, a fermare il tuo volo. Tu, che rimani sempre in disparte, che osservi silenzioso e pacifico. A te, che vivi quasi nascosto all'ombra della vita, che attendi speranzoso che l'inverno passi, di vedere il sole, il nascere di nuovi fiori, la vita che ricomincia. Piccolo passero, ti hanno ingannato! Si sono presi gioco di te, ti hanno accarezzato per poi strapparti le ali. E adesso ti senti sperduto, non pensavi mai, non credevi, ed invece... è successo proprio a te. A te che riempivi i giorni di allegria con il tuo cantare, a te che hai commesso solo l'errore di voler bene chi non ti era simile, e ti sei illuso che forse, per una volta, ti stavi fidando della persona giusta. E adesso? Adesso guarderai la gente con diffidenza, e non ti avvicinerai più, e priverai altri della tua bellezza, del tuo canto, della tua allegria. Perché hai capito che le tue ali guariranno e si apriranno ancora a nuovi voli, ma il tuo dolore non rimarrà a terra, ti seguirà in volo per sempre.
Quando è povero di carezze, di baci rubati, di assenze fatte di sospiri. L'amore muore se non viene nutrito, se manca di attenzioni, di parole, di abbracci, di passeggiate, di momenti fatti solo per noi. L'amore muore se mancano i silenzi fatti per riflettere, le scuse sentite, i fiori, i cioccolatini, il cinema. L'amore muore per abbandono, per le distanze, per le promesse infrante, per le bugie, per gli occhi sempre troppo pieni di lacrime. L'amore, se non hai il tempo per prendertene cura, semplicemente muore.
Rimango chiusa qui, in questo posto bellissimo. Dove c'è sempre la musica, anche dentro al dolore. Dove c'è ancora emozione, umanità, altruismo. Qui, dove la pioggia non cade mai ed il cielo è sempre illuminato da un arcobaleno. Dove nessuno può ferirmi, dove nessuno può trovarmi se io non voglio. Rimango chiusa qui, in me stessa, ad ammirare la mia anima che indossa un vestito troppo antico e sta sempre un passo un po' più indietro. Dove l'erba profuma di rugiada e il mare è un dipinto che lascia senza fiato. Rimango con me, nel silenzio che mi avvolge, dove l'indifferenza è una parola sconosciuta. Accanto a me, che non ho mai smesso di tenermi la mano. Con me, perché non c'è nessun altro posto dove vorrei essere se non qui. Con me, accanto a me.
E perdo il fiato dietro urla che nessuno ascolta, dietro momenti di celata tristezza che nessuno vede. Ho lasciato andare i miei anni senza accorgermene. Troppo presa dai mille possibili errori che avrei potuto commettere, e mi affannavo nella folle corse del deve andare tutto bene. Ho camminato senza meta nei giorni di sole ed in quelli tristi, ho aspettato di essere salvata, una volta, un'ultima volta. Ma non c'erano squarci di azzurro in quel cielo che è mio. Ho scelto di mettere sempre gli altri al primo posto, ritenendo che l'ultimo, fosse più adatto a me. Ostinata e imperfetta, sempre pronta a criticarmi duramente. Così i miei giorni sono diventati tutti uguali, così terribilmente simili che non mi accorgo più che la vita sta passando. I mesi, gli anni, ogni istante, tutto perduto a rincorrere cose impossibili. Ogni giorno lo stesso giorno, da sempre, e io che non riesco mai a viverlo come vorrei.
Penserò a me un giorno... ma non oggi! Forse domani o, chissà, tra qualche secolo. Ci penserò, promesso! Ed avrò cura dei miei sentimenti e delle mie rughe. Dei miei gerani mezzi appassiti e di tutti gli amori mai sbocciati. Mi amerò davvero quel giorno, a dispetto di tutte le volte in cui mi sono detestata. Mi amerò forte. E splenderò come grano al sole. Penserò a me giuro! Ma oggi no, oggi è troppo presto. Ci penserò... un giorno.
L'amore, qualunque tipo di amore, se non è ricambiato, se non lo si cura, se non è presenza ma assenza, muore. Non è vero che è eterno, tutte balle! Finisce nel dimenticatoio, in un posto dove persino il silenzio fa più rumore. Che peccato che tu, ti sia perso il mio... era immenso! Ma forse, era un dono troppo grande per un uomo tanto piccolo.
Dimmi dove hai conservato le carezze che non mi hai mai dato. Se dalla soffitta della memoria, le hai spostate in un cassetto del cuore o, se le hai gettate via dalla finestra dell'anima per non averne più memoria alcuna. Dimmi perché non mi hai mai concesso un ballo, dove eri quando c'era bisogno di tirare su le coperte. Dove si posavano i tuoi pensieri mentre aspettavo una fiaba della buonanotte che non arrivava mai. Dove si muovevano i tuoi passi quando avevo l'aria stanca e mi sarebbe piaciuto che tu fossi lì con me, per accorgerti che nei miei occhi, c'erano montagne che crollavano. Dimmi dov'eri quando c'era da tirare un pugno a quel compagnetto che mi prendeva in giro... Quando mi sono innamorata per davvero. Quando ho smesso d'amarti... Dimmi cosa avevi di più importante da fare per non accorgerti che mi avevi persa per sempre. Che non faceva più neanche tanto male.
E succede che incontri la strega... ma oggi, non ti danno più le mele avvelenate le streghe ti fanno le carezze. E tu ti fidi, come biancaneve, che mangiò la torta dell'adorabile vecchina. Tu, con le carezze, ti illudi che quella vecchina ti voglia bene. È una gran bella fregatura! Perché una torta la puoi rifiutare, puoi dire che non hai fame, ma le carezze? Chi è quel matto che rifiuta le carezze? E allora capita che muori avvelenata lo stesso. Ma è una morta lenta, che viene dall'anima, perché tu non te lo spieghi proprio come si possa fingere di essere qualcuno che non si è. Non te ne fai una ragione, non capisci. Adesso va di moda l'avvelenamento a rate. Poco per volta... una parola buona mai detta, una carezza mai fatta, un complimento mai ricevuto. Ma anche il farti sentire sempre di troppo o, troppo poco rispetto a qualcun altro. Ci sono diversi modi di avvelenare le persone, il peggiore, è quello di illuderle. Ed io mi sono illusa! Allora penso che i tempi sono cambiati, non bisogna stare lontani dalle mele, bisogna stare lontani dalla gente che dice di amarti. Mangiatele tranquillamente le mele, che una al giorno, toglie il medico di torno, lo sanno tutti. Ma state lontani da chi vi dice che senza di voi non può vivere, ma poi, senza di voi, non muore.
Sono fiume in piena, una bomba inesplosa. Una donna divisa tra quello che volevo diventare e quello che ho finito per essere. Sono la rabbia che ho ricevuto, la dolcezza che mi hanno rifiutato. Quella sempre in gabbia per i suoi pensieri inespressi, tormentata dai miei "dove ho sbagliato"? Spesso triste e sola, sperduta. Sono quella che nessuno ha mai capito per davvero quella a cui preferiscono sempre gli altri. Non sono facile da capire, da gestire, da amare. Finisco sempre con l'abbracciarmi da sola, e non faccio che mentirmi ripetendomi che va tutto bene. Ma in realtà, non c'è nulla che vada bene! Mi cimento in discussioni sterili con me stessa, e ne esco ovviamente sempre perdente. Mi sono chiesta scusa parecchie volte, ma la verità, è che non riesco mai a perdonarmi davvero. Non fino in fondo... che poi, non so nemmeno cosa ho da perdonarmi. E mi sento una nave senza capitano, senza un porto in cui approdare. Mi sento come chi, ha perso qualcosa di importante, ma non ricorda cosa. Hai presente quel vuoto incolmabile che non riesci a riempire con niente? E non ci provi nemmeno ad essere felice o ad avvicinare la felicità, tanto sai che quell'immensa mancanza senza nome, volto, forma o sentimento, sarà sempre lì a rammentarti che non sei completa. Non ci provo nemmeno un po' ad essere felice. Perché la felicità, non mi appartiene! Io appartengo alla solitudine, a quella tristezza senza tempo che mi tiene compagnia come un cane fedele. Che mi culla e mi nutre come un bambino attaccato al seno della madre. Io appartengo al niente, e cerco di bastare a me stessa, nella misura in cui ci si può bastare. Niente di più niente di meno.