Come si può raccontare il dolore se quel dolore lo conosci ma non sai come descriverlo? Ti fa stare male, ma non un male che non puoi controllare. È solo un male lungo, duraturo come le brutte giornate invernali. Fa parte di te, è in te, e tu sai solo che ogni tanto vive, prende il possesso della tua mente e ti ruba ogni pensiero. Ti stringe il cuore in una morsa fino a quasi soffocarti. Ti porta al limite come se avessi una pustola puntata in testa. Pronto a sparare? Avanti spara! Premi quel fottuto il grilletto sembra dirti ossessivamente. E lo fai, sei stanco, distrutto, esasperato. Lo fai, ma non succede nulla. Nessuna pallottola nel caricatore. Solo brividi per quella sana pazzia. L'ultimo scherzo del tuo mai troppo amico dolore. Tutto ricomincia daccapo. Rimetti in sesto i cocci della tua mente, riprendi a ragionare e ancora pensi a come si può raccontare il dolore e sopratutto, se quel dolore raccontato o meno, avrà mai fine.
Finché vedi un tuo parente morto, disteso dentro la bara, è in qualche modo come se fosse vivo, come se ancora potesse parlarti o guardarti. Poi però arriva il momento in cui la bara si chiude, e li ti crollano i nervi. Tutta la disperazione, rassegnazione e rabbia si sfogano, attraverso lacrime più o meno espresse, poco importa. Lì, in quel preciso momento, ti senti davvero morire. La vita ti abbandona e tu abbandoni te stesso, cercando speranza in un Dio che troppo spesso non c'è, o comunque un motivo per quella morte che non riesci a capire. E li, come macabra magia, la tua anima si lega per sempre con quella del tuo caro defunto e tu... non sarai mai più lo stesso. Col dolore cambierai e, sentendoti solo, col suo ricordo invecchierai.
Non c'è pace per quelli come noi che combattono contro il disagio, la conformità e il piattume della vita quotidiana. Non c'è pace per chi come me è di indole guerriera, indomito e sempre pronto a fare quello che ritiene giusto. Spirito ribelle direte voi. No, semplicemente animo libero.
È molto difficile avere a che fare con la paura, è un'idea impetuosa che ti entra in testa e non ti abbandona più. A quel punto, ogni tuo pensiero converge su di essa, rendendoti praticamente paralizzato e incapace di qualsiasi cosa, anche del più semplice e naturale gesto. Lì, proprio in quel preciso momento, puoi soccombere o combattere. Non c'è nulla di male nel soccombere, non c'è vergogna o disonore in questo. Se combatti invece, ovvero se riesci con una forza incredibile di volontà, a scacciare pian piano il monopolio della paura dalla tua mente e a relegarla in un angolo, o quantomeno a conviverci... Ebbene dicevo, lì troverai il tuo mai troppo conosciuto coraggio e un giorno potrai dire finalmente "Io ce l'ho fatta!". Dopodiché, così come fece in passato la paura, un senso di soddisfazione monopolizzerà la tua mente, ti sentirai felice... ti sentirai Dio.
Sotto un cielo costellato di stelle, i pensieri si rincorrono e sembrano divenire infiniti. La grandezza del firmamento veglia su di noi e noi proviamo sensazioni miste di piccolezza e maestosità al suo cospetto. Siamo solo uomini, ma, in quel momento, ti confronti con Dio, o meglio, con il Dio che risiede in te. E lì ogni cosa ha il suo senso. O forse no. Poco importa. Da solo, sotto un cielo costellato di stelle, finalmente ritrovi te stesso, nonché quel primordiale senso smarrito di libertà, e come ogni essere nato libero in natura... ti senti felice di essere vivo.
Cosa si prova ad essere vecchi? È una domanda che mi pongo spesso, quando hai tutta la vita alle spalle e poco e incerto futuro davanti. A cosa si penserà mentre si è soli, riflettendo su tutta la vita trascorsa, i familiari e amici defunti e tu, li, come ultimo baluardo di un tempo che troppo in fretta è passato senza avere avuto poi davvero il tempo di capire chi o che cosa si è davvero vissuto. E si avrà paura? Questa la domanda che mi tormenta. Si avrà paura della morte che inevitabilmente si presenterà prima o poi. E sarò davvero pronto a morire? Saprò essere stato fiero di me stesso, delle mie azioni e amori? Potrò dire che cazzo nel mio piccolo ho lasciato il segno, una traccia di me per i miei posteri come mi hanno lasciato i miei avi? Non lo so. Accadrà un giorno che ora sembra lontano ma è poi così vicino, dietro l'angolo e forse quel giorno conoscerò la risposta e perché no, magari mi chiederò anche... chi e cosa ero io da giovane?
Avere ragione è avere sicurezza. Avere sicurezza è avere orgoglio. Avere orgoglio è essere teste di ca**o. Essere testa di ca**o è essere come me. Benvenuti nel mio mondo.