L'accettazione... è la fine del dolore. Questa è la verità. Questa è la fine della verità. Poi è solo menzogna, bugia e mascheramento. Un tentativo vano di occultare ciò che ci ferisce, ciò che ci consuma... Ciò che non accetteremo mai fino in fondo. Pensieri liberi di emozioni pure, sparse, uniche, sole. L'essere essenza di un'essenza esistenziale. Un viaggio senza ritorno. Un viaggio che ti porterà lontano da te stesso, in te stesso, per essere ancora te stesso. Vero. Verosimilmente vero... nella bugia ideata dalla buonafede del cuor tuo sanguinante.
È troppo presto per morire. È troppo tardi per vivere. Tutto cambia. Tutto si evolve. Eppure tutto rimane immobile, con i sogni e desideri, sempre quelli, sempre loro. Quelli che ancora non si realizzano. Quelli che vorresti ma non puoi. Quelli che hanno miraggi di felicità, in questa esistenza di sofferenza, la mia principale compagna di viaggio. E sono in tanti come me. Quelli riservati. Quelli di poche parole. Quelli strani. Quelli oscuri... come ombre mal riflesse della luce. Dalla tenebra dentro. Dal cuore sanguinante e lucente. Dove tutto è in precario equilibrio. O dove tutto, forse, equilibrio non è... e ne mai alla fine sarà.
Cerchi sempre di essere forte, risoluto, ma è difficile esserlo quando il terreno sotto ai tuoi piedi si sbriciola, e ti senti cadere nel vuoto. L'abisso della tua anima è sempre li ad aspettarti, come uno spettatore indesiderato della tua vita. E tu cazzo non vuoi cadere, combatti per mantenere quel fragile equilibrio. Perché tu sai, sai che la caduta non è mai come la risalita. La caduta fa male, la caduta non ha tempo, la caduta segna, logora. Nessuno può capirla. Nessuno può viverla. Nessuno può giudicarla. E tu sai che quando cadi, una parte di te muore in quelle urla che fanno a brandelli l'anima; in quei pianti di lacrime così intense e pesanti da lacerare il viso. E quindi sai, che da certe cadute, non si può risalire. La vita non è mai troppo giusta, per noi che ci sentiamo sbagliati in questo mondo distorto, storto. Certo mi è rimasta ancora speranza, ma la speranza è come un fantasma che puoi percepire senza vedere. E io ho bisogno di vedere, ho bisogno di capire, ho bisogno di aggrapparmi a qualcosa. E sai perché? Perché io lo avverto. Lo sento. Mi sento cadere... e qui tutto diventa buio. Qui sono solo. Qui, dove la vita incontra la morte dell'anima... qui non troverò pace.
Ho voglia di vita in questa esistenza di decadenza. Cerco spazi laddove gli spazi sono angusti. Mi sento soffocare. Tutto è contorto. Tutto è estraneo. Tutto è irreale, reale. Essere solitario di natura, questo è, questo sono. Respiro barlumi di essenza di voi anime fragili. E vedo, e sento, e provo, e vivo il vostro dolore, la vostra inquietudine. Non cesserà mai. Possiamo provare a fuggire, però nessuno mai ci salverà da noi stessi. Non c'è luce, solo oscurità... solo tenebre. E perciò l'anima esige di essere spezzata. Ricostruita. Maledetta. Amata. Perché tutto va, tutto viene, tutto si evolve, tutto è, e sarà come sempre stato. È il tempo di un tempo senza tempo. E io sono lì, come parte integrante di quella oscurità dal retrogusto eterno, a fare i conti con me stesso. "Non avere paura" mi ripeto continuamente; ma come fai a non avere paura quando ti senti fragile? Come puoi spezzare il legame che unisce mente e cuore? Come puoi ignorare le emozioni, i ricordi, i sogni, la felicità e le delusioni? Non conosco la risposta, ne la strada che seguirò. Ma io sono qui. E vivo... vivo intensamente ogni attimo.
E quando non hai più parole per il tuo dolore, provi solo infiniti e straziati attimi in mezzo a quei farfugliati lamenti, che non sono altro che vive parole nella tua testa, pensieri a cui soccombi difronte alla purezza di una lacrima mai versata, la quale scava e denuda a fondo la tua anima così triste e solitaria. E perdi speranza, e perdi la gioia, e perdi. E perdi le parole, e perdi il sorriso, e perdi. E perdi la voglia di vivere, e perdi te stesso, e perdi. Sempre perdi, e ti perdi, e sprofondi nell'abisso... anima perduta, anima dannata, anima fragile.