Scritto da: Teresa Laviola
A volte si insinua il tarlo della delusione, che spinge a chiederci il perché di determinati comportamenti dell'altro. Sorgono domande ed imperativi frutto delle nostre emozioni che provengono dalla nostra percezione della realtà: "perché mi ha fatto questo? Meritavo di più! Perché io ho amato tanto e l'altro no? Perché lui/lei si, io no? Non cederò mai!" Tali pensieri a loro volta generano frustrazioni che non riusciamo più e gestire e ne restiamo sopraffatti e soffocati. Ogni propositività scompare e la diffidenza comincia a imperare verso tutte le relazioni, fino a giungere in un tale stato di malessere da volercene liberare, ma ci sentiamo attanagliati. Tuttavia, le emozioni quali l'orgoglio, la rabbia, la gelosia, il desiderio, l'ignoranza non vanno respinte ma accolte perché saranno proprio loro a portarci ad un cambiamento costruttivo. Lasciamo che queste passino attraverso il nostro corpo, osserviamole con gli occhi della mente come spettatori di noi stessi, ascoltiamo il battito accelerato del nostro cuore, la respirazione diventata affannosa, i nostri movimenti bruschi e inquieti. Spostando l'attenzione sul nostro corpo e sugli effetti che le emozioni avranno sullo stesso, la nostra mente (dalle cui percezioni derivano tali emozioni) comincerà ad essere più liberà, non più oppressa da domande e imperativi, i quali diventeranno sempre meno preponderanti, fino a quando faranno capolino, abbandonandoci come nubi passeggere nel cielo luminoso della nostra mente cosciente.
Composto sabato 8 aprile 2017