Post di Teresa Laviola

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Scritto da: Teresa Laviola
A volte si insinua il tarlo della delusione, che spinge a chiederci il perché di determinati comportamenti dell'altro. Sorgono domande ed imperativi frutto delle nostre emozioni che provengono dalla nostra percezione della realtà: "perché mi ha fatto questo? Meritavo di più! Perché io ho amato tanto e l'altro no? Perché lui/lei si, io no? Non cederò mai!" Tali pensieri a loro volta generano frustrazioni che non riusciamo più e gestire e ne restiamo sopraffatti e soffocati. Ogni propositività scompare e la diffidenza comincia a imperare verso tutte le relazioni, fino a giungere in un tale stato di malessere da volercene liberare, ma ci sentiamo attanagliati. Tuttavia, le emozioni quali l'orgoglio, la rabbia, la gelosia, il desiderio, l'ignoranza non vanno respinte ma accolte perché saranno proprio loro a portarci ad un cambiamento costruttivo. Lasciamo che queste passino attraverso il nostro corpo, osserviamole con gli occhi della mente come spettatori di noi stessi, ascoltiamo il battito accelerato del nostro cuore, la respirazione diventata affannosa, i nostri movimenti bruschi e inquieti. Spostando l'attenzione sul nostro corpo e sugli effetti che le emozioni avranno sullo stesso, la nostra mente (dalle cui percezioni derivano tali emozioni) comincerà ad essere più liberà, non più oppressa da domande e imperativi, i quali diventeranno sempre meno preponderanti, fino a quando faranno capolino, abbandonandoci come nubi passeggere nel cielo luminoso della nostra mente cosciente.
Teresa Laviola
Composto sabato 8 aprile 2017
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    Scritto da: Teresa Laviola
    Secondo la biologia le nostre cellule si rinnovano ogni 7 anni, determinando la rigenerazione psicofisica dell'intero organismo.
    Per cui, quando a volte ci convinciamo di non poter ormai cambiare, è soltanto perché resistiamo alla possibilità di diventare altro. Ci facciamo condizionare da pensieri che ci distruggono relativi ad un passato infelice da cui ci siamo lasciati travolgere, ed abbiamo paura del futuro tanto da non vivere intensamente il presente. Ma il presente è condizionato dalla nostra mente e dalle sue percezioni e la felicità è uno stato del nostro essere che ci permette di godere di ogni momento come se fosse l'ultimo! Concentrati sul presente e su ciò che possiamo costruire qui ed ora, pian piano guariamo dalle nostre ferite ed una luce pervade tutto il nostro essere: il passato diventa uno strumento di crescita personale. L'uomo o la donna che consideravamo il nostro boia diventa uno strumento per prendere consapevolezza di noi stessi, di ciò che ci provoca sofferenza. Mentre viviamo intensamente il nostro presente, giungiamo così al nostro futuro che sarà costituito da ciò che abbiamo seminato oggi, e raccoglieremo la bellezza del cambiamento come un contadino che semina con maestria e amore e raccoglie ottimi frutti.
    Teresa Laviola
    Composto mercoledì 5 aprile 2017
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      Scritto da: Teresa Laviola
      Tre sguardi identici indimenticabili che parlano di abusi, l'uno di una giovane nel posto sbagliato al momento sbagliato, l'altro di un giovane, omosessuale, in un luogo in cui, non troppo lontano da noi, l'omosessualità è ancora considerata un reato e una vergogna... l'altra, arrivata per aiutare l'amico, che con lo sguardo si perdeva in una storia antica il cui solo pensiero le riempiva i grandi occhi neri di lacrime. Tre storie che cercano giustizia, tre giovani i quali, nonostante la vergogna infinita, alzano ancora lo sguardo, cercano negli occhi chi può e deve aiutarli, lo accolgono nonostante tutto, e vi si aggrappano come ad un pezzo di legno impregnato d'acqua che si scorge in mezzo al mare, unica ancora maldestra di salvataggio. Si vorrebbe urlare e battere i pugni e poi guardarli serenamente sussurrando di non preoccuparsi con tutto il desiderio di alleggerirli dall'onta che si è riversata su di loro, rendendo loro tutta la dignità perduta, almeno un po', come un balsamo che porta un filo di sollievo su ferite troppo profonde per essere sanate...
      Teresa Laviola
      Composto mercoledì 5 aprile 2017
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        Scritto da: Teresa Laviola
        È una esperienza molto bella pensare che ogni giorno ci si sveglia al mattino con l'eccitazione di non sapere ciò che ci accadrà, e che potremo fare scoperte arricchenti, conoscere persone che ci aiuteranno a cambiare visione del mondo permettendoci di crescere.
        Ci sono alcuni che nel loro percorso di vita si faranno sempre guidare da un maestro, altri l'hanno fatto in periodi particolari della loro esistenza, altri ancora non si lasceranno guidare e faranno da soli. Le esperienze tra queste tipologie di persone saranno totalmente diverse, ma non importa, ciò che conta è partire, anche se si arriva in ritardo, aprendosi al cambiamento.
        È proprio quando ci costruiamo limiti e barriere intorno, non permettendoci di evolvere, che arriva l'appiattimento e quindi la depressione. Non siamo più disposti a decidere, a chiederci ciò che ci rende veramente felici e di conseguenza non azzardiamo, non rischiamo perché abbiamo paura. Eppure i fallimenti delle persone che hanno costruito tanto sono stati soltanto irrilevanti anticamere di successi più grandi.
        Allora apriamoci, disponiamoci al cambiamento, scegliamo, decidiamo e partiamo. Non necessariamente raggiungeremo l'obiettivo che ci saremo prefissati, ma il bello sarà nel cammino da percorrere, con l'eccitazione di immaginare cosa potrà accadere ogni istante in direzione del nostro sogno cui passo passo ci avviciniamo.
        Teresa Laviola
        Composto mercoledì 5 aprile 2017
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          Scritto da: Teresa Laviola
          Insegnamento ricevuto: Un giorno un saggio quasi centenario che girava e gira tuttora per il mondo fischiettando, cantando e mangiando di ciò che trova... non lavorando, in quanto è un mistico, incontrò sulla sua via un giovane che gli raccontò tante esperienze di vita e gli chiese di seguirlo. Il vecchio non stava tanto ad ascoltare le sue parole, quanto le vibrazioni del suo cuore, e capì che era sincero.
          Si avviarono per percorsi impervi, l'anziano parlava poco ma offriva la sua esperienzialità, fin quando giunsero in un villaggio. Qui il giovane bussò alla porta di una cascina e gli aprì una ragazza molto giovane e bella: fu amore a prima vista. Il ragazzo decise così di fermarsi nel villaggio, sposò la giovane, insieme ebbero sei figli e visse con lei felicemente per tredici anni assieme alla sua famiglia, agli amici e ai parenti acquisiti.
          Improvvisamente arrivò una valanga di fango che coprì tutto il villaggio, di dimensioni molto più estese della slavina di Rigopiano. Morirono tutti ad eccezione del giovane che annaspava in due metri di profondità di fango. A tentoni cercava di risalire da questo mare soffocante. Riemerse, cercò di uscirne fuori vomitando fango e non riuscendo a respirare. Fuori da quel vortice, confuso, in balia di emozioni potenti perché si rendeva conto di aver perso tutto e fisicamente prostrato riuscì a bere dell'acqua... ma continuava a vomitare fango e ancora e ancora, fin quando, libero lo stomaco, riuscì finalmente ad introdurre sorsi d'acqua.
          Nella prostrazione e confusione fisica e soprattutto emotiva, si ricordò che tredici anni prima il vecchio saggio lo stava aspettando.
          Il giovane riuscì ad uscire dal villaggio raggiungendo la strada e trovò l'anziano il quale gli disse:
          "Ti sto aspettando da 45 minuti, dove sei finito? Perché sei tutto sporco di fango?"
          A quel punto il giovane si chiese: ' tutto quello che mi è accaduto è un sogno o la realtà? '...
          Grande interrogativo...
          Soltanto entrando nella nostra coscienza più profondamente, attraverso un lavoro sulla nostra mente, che ci fa catalogare tutto e ridurre tutto ad una realtà oggettiva, perché pretendiamo di avere il controllo che ci da sicurezza su tutto ciò che ci circonda, riusciremo a guardare liberamente il mondo fenomenico con visuali differenti.
          Proprio nell'assenza di schemi riusciremo a liberarci creativamente, a sognare per far nuove tutte le cose, senza essere condizionati da schemi che ci riportano in un mondo che riduce tutto ad oggetti controllabili, ma che fanno parte soltanto delle nostre precostituzioni mentali.
          Ecco che nasce in noi, come sorge l'aurora, il cambiamento creativo.
          Teresa Laviola
          Composto mercoledì 5 aprile 2017
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            Scritto da: Teresa Laviola
            Mano nella mano, senza filtri né finzioni, l'uno per l'altra, nel respiro, tra le mani. E poi sfiorarsi nell'energia vitale, che invita a darsi ancora mentre il corpo diventa un siero medicamentoso ed ogni carezza allevia una fatica e un dolore. Nella magia del silenzio non c'è bisogno di parole, gli occhi parlano da soli. Nell'arsura dell'altro il desiderio si spinge per amare senza lacci né difese ed ecco il cammino diventa una corsa per compiere maggiori imprese. Fermarsi nel sonno e trovare la pace nei respiri che si susseguono al ritmo dell'intesa.
            Teresa Laviola
            Composto mercoledì 5 aprile 2017
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              Scritto da: Teresa Laviola
              Tutta la notte, la tua mano nella mia, morbida sul tuo petto, ascoltavo il tuo respiro. Al battito del cuore, le nuvole del dolore, le illusioni e i fantasmi inariditi scorrevano veloci sulla mia mente limpida che trovava pace ai battiti del tuo cuore. La conca disegnata dai nostri corpi morbidi si trasformava in utero in cui rinascevamo con i nostri figli, nel buio in cui si ascoltano i battiti e i respiri.
              Teresa Laviola
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