Scritto da: Giovanni Battista Quinto
in Diario (Quotidianità)
La buona educazione non giustifica la timidezza. Sono timido, ma rispetto il mio prossimo; salutando anche chi non conosco.
Composto giovedì 5 gennaio 2017
La buona educazione non giustifica la timidezza. Sono timido, ma rispetto il mio prossimo; salutando anche chi non conosco.
Addio, caro 2016! Mentre incombe il nuovo anno, tendi il braccio dolorante al tramonto della vita, per poi perderti con esso dietro i monti sempreverdi, come acqua in stretto imbuto che incessante scorre via. E il pensiero vola alto nei ricordi belli e amari e il coraggio cede il passo all'incertezza del domani; ma la forza torna in sé e alimenta la speranza, generando un'alternanza di colori e di dolori. L'anno vecchio se ne andrà e mai più ritornerà. Il dovere suo l'ha fatto, nell'accrescer dentro noi: sogni belli e insegnamento, delusioni e malcontento, forza in cuor e apprendimento (apprendimento significativo, non meccanico; un apprendimento costruttivo che metta al centro dell'attenzione la nostra crescita interiore; e tanto c'è da crescere!).
Ieri, in serata, ho assistito al grande evento Materano del "Presepe vivente"; manifestazione davvero speciale, molto caratteristica e ben interpretata da figuranti d'ogni parte d'Italia (veri maestri artigiani). Tutto era immerso in un veritiero e gradevole ritorno al passato, se non fosse per quelle scarpe Geox indossate dai suddetti figuranti o per gli immancabili telefonini innalzati al cielo, sempre pronti ad immortalare qualsiasi passaggio o qualunque paesaggio, compresa la roccia sita nella profonda gola denominata "Gravina". In molte persone ho notato tanta frenesia, portata a gran fatica nel ventre sopraffatto da eccessivo amor per un telefonino. Alzate le mani al cielo fotografando la nascita di Gesù nel silenzio del vostro cuore, consegnando al pensiero memoria d'una calda voce offerta al buon Dio per descrivere il lieto evento! Nascita che per noi, uomini imperfetti, dovrebbe esser segno profondo di rinascita. Nel giorno che ispira rinascita, pace e amore, l'uomo s'attarda nel suo inesauribile dolore; sostando all'ombra d'un freddo inverno che gela ancor più l'anima silenziosa e solitaria. Tra luci e profumo d'antichità, tra asinelli che ravvivano il mio cuor e racconti pronunciati con amor, vedo l'indifferenza di chi disperde i sogni e le emozioni tra le note stonate d'un telefonino anaffettivo.
I genitori son poesia per il cuore che li adora, che li chiama, che li cerca notte e dì. Son sussulto per l'anima che soffre nel vederli soffrire o che gioisce nel vederli sorridere; sostegno sicuro su cui poggiar le poche certezze d'una vita un tempo spensierata e che ora non lo è più. Donate vita a chi vi ha dato la vita, donate affetto a chi vi osserva con diletto, offrite loro la più grande soddisfazione: di vedervi tutti uniti, in pace e in amore. I genitori sono autentica ricchezza, abbiatene cura finché siete in tempo.
Anche oggi qualcuno s'è svegliato: forte come un leone, profumato come un ghepardo!
C'è chi non riesce ad accettare lo scorrere del tempo;
e chi anela a ben più alte posizioni,
chi vive nella convinzione che l'unico modo per raggiungere la tanto agognata felicità sia il guadagno facile, la moneta, la presunzione, il potere e chi fa il conteggio delle lauree ottenute o elogia il primario di turno o vive tallonando chi conta davvero qualcosa, nella speranza di emergere, di prender la palla al balzo riscattandosi socialmente, non sapendo che così facendo il rischio concreto è quello di finire in un mare d'ipocrisia e falsità.
C'è chi vive un cammino fatto di esibizionismo e vanità, e chi trascende su qualsiasi accadimento terreno, credendo d'essere un "Dio" venerabile e perfettissimo.
Dio (il Dio del cielo e della terra) ha creato il cielo, la terra ed ogni bellezza correlata alle due realtà sovrumane.
Oltre a ciò ha creato lo specchio, per dare a tutti (a chi dovesse sentirsi un leone o un leopardo) la possibilità di osservare attentamente la propria immagine e magari di andare oltre con lo sguardo, nell'anima offesa da un corpo vizioso, pieno di rabbia, di atteggiamenti ipocriti e popolani; ma la vita è come uno specchio, prima o poi ci sbatte in viso tutta la realtà.
Solo allora capiremo che la regola del "fà come ti dico, ma non fare ciò che faccio io", era pura presunzione.
L'uomo di cultura, l'amante di frasi citate in lingue antiche o moderne (per puro esibizionismo), il fenomeno che guarda in alto, ma non nell'alto dei cieli, dà ogni giorno una prova certa del suo non cambiamento; non sapendo che in quella "buca", nella quale sbatteremo il muso prima o poi, non vi saranno primari di reparto a sottrarci all'oscurità, o frasi citate in lingua greca o latina, o soldi e diamanti luminosi a schiarir le tenebre. Se restiamo legati alla terra, vivremo per molto tempo nell'oscurità, nella debolezza!
Bisogna trovare la giusta forza che ci consenta di allontanare le cose materiali dalla nostra anima. Come? Guardando al povero, risanando le ferite del mondo, vivendo di poco per riempire il cuore di grazia e amore.
Citiamo i primari, gli avvocati, i professionisti, i laureati, ma nella nostra scarsa umiltà, non nominiamo il povero, l'umile, l'ignorante, il ciuccio di fatica che si spezza la schiena per crescere i suoi bimbi. Prego per tutti, anche per i leoni, i leopardi e per il velocissimo ghepard o ghepardo.
Spesse volte (nelle personali convinzioni) abbiamo il coraggio di proclamarci "veri uomini", senza trovare in noi stessi, però, la forza di ringraziare il Signore. Si tende a meditare sulle cose di quaggiù ed a pensar poco a quelle di lassù. Ringraziamo (esultanti di gioia) il buon Dio se ci entrano in tasca 100 euro in più o ci prostriamo (gementi e piangenti) se le cose non vanno a nostro favore ed inventiamo puntualmente un nuova soluzione, per "fregar" quattrini a ripetizione e per far della propria esistenza autentico motivo d'esibizione (prego per queste persone, ma una parola la debbo pur dire, perché sono stanco di tutto questo schifo). L'uomo (senza generalizzare) si perde nei suoi pensieri, nei suoi dolori, nel suo egoismo; non riconoscendo il Dio dell'umiltà, pur vivendogli accanto.
Grazie, Gesù, per avermi dato la possibilità di pensare, di respirare, di camminare, di saltellare, di correre per le strade, di amare, di perdermi nel sorriso di un bambino, di gioire guardando Te, che sei speciale. Grazie infinite per l'attenzione che mi doni con costanza e lealtà. Grazie per le notti insonni passate al mio cospetto, quando il cuor si straziava in petto. Grazie per avermi fatto conoscere santi uomini, colmi di ogni ricchezza e virtù, perché nel cuore hanno Te, amatissimo Gesù. Un abbraccio.
Cari genitori, i vostri bambini affrontano una fase delicata della loro esistenza: momenti personali o di condivisione ricchi di novità, di scoperte, di responsabilità, di piccole esperienze che s'accumulano alimentando il cuore e la mente. In tale frangente, però, è necessaria più che mai la vostra viva presenza, per dar loro la concreta possibilità di seguire un sano percorso volto alla crescita spirituale, mentale, emotiva. L'educazione ci viene in aiuto ed indica la strada più giusta da seguire per il raggiungimento di determinati obiettivi. La crescita spirituale, al pari di quella emotiva, non è facile da "trattare" per la complessità che essa assume nell'interiorità individuale, a maggior ragione in una fase di pieno sviluppo cognitivo, che pone le basi per quel che sarà il futuro uomo/donna del domani. Questa premessa vuole essere un invito rivolto a tutti gli educatori (genitori, insegnanti, catechisti, educatori professionali ecc.) Affinché venga valutato, analizzato, meditato e proposto un metodo educativo che metta al centro il bambino stesso e non le nostre volontà o aspettative. Per far ciò vi è la pressante necessità di guardare alla realtà circostante con un pizzico di umiltà, meditando su possibili ed eventuali errori nell'atto educativo, spesse volte portato avanti con superficialità o scarso interesse, per impegni o per svariate necessità. L'atto educativo necessita di attenzioni particolari perché è facile entrare in errore ogniqualvolta venga messo in pratica. Nell'andare ad educare, la pur minima disattenzione potrebbe esser fatale per la crescita del pargolo: un atteggiamento troppo arrogante nel modo di porsi, un rimprovero non gradito e soprattutto esempi potenzialmente errati. L'educazione fonda la sua struttura sull'esempio, ed i bambini sono come spugne pronte a riempirsi d'acqua. Esempi negativi generano uomini potenzialmente negativi e senza un minimo di buon senso e di educazione, un bambino non potrà crescere nel rispetto, nella generosità, nella sincerità, nella onestà e non conserverà in cuore le tante belle virtù graditissime all'amato gesù.
Gesù ci perdona, nella sua infinita misericordia... ognuno di noi commette errori; e l'errore serve, perché ci fa crescere ogni giorno un po'. La crescita interiore, a sua volta, serve a non farci sbagliare più.
Ecco spiegato il senso della buona educazione che si concretizza nel rispettare il prossimo, nell'esser giusti con tutti, nel fare il proprio dovere con rettitudine, nel considerare l'altro da sé (soprattutto i più bisognosi e chi è in difficoltà), adoperando amore vero e generosità, ed abbandonando una volta per tutte la materialità dilagante che si manifesta in spasmodica ed assurda ricerca di potere, di soldi e di vano esibizionismo.
Il cammino spirituale non riguarda solo i figli, riguarda tutti noi!
Gioire in un cuore colmo d'amore, di pace, di Dio... è la sensazione più vera ed emozionante che vi sia.
Messaggio alla donna: guarda avanti! Non fermarti all'apparenza; vivi per te e per chi ammira la tua esistenza; e se qualcuno punta il dito non voltarti e tira dritto! Confidando in chi t'apprezza, con un bacio ed una carezza.
Un tempo si viveva senza tanta smània di apparire, senza alcuna presunzione. Oggi è subentrato il culto dell'apparire ad ogni costo, dell'esser migliori, del prevaricare l'altro; il culto del grande Fratello, del congiuntivo che si tramuta come per magia in presente indicativo o imperfetto che sia; Il culto d'un "rinnovato" vocabolario (il vocabolario Facebookkiano); Il culto dell'aggressività, scatenata da notti vivaci in discoteche e pub, dall'uso smodato di Social e da tanta solitudine provata in cuore. Non tutto è perduto, ma sarebbe il caso di cambiare sentiero, per dare la possibilità concreta ai nostri figli,... di vivere: con più equilibrio e serenità; con più amore e generosità; con più virtù e meno vizi.
Non più lacrime scenderanno dal volto casto e tumefatto. Non più schiaffo offenderà la mia vivace sensibilità. Non più abbandono aumenterà il mio grido di dolore né individuo oscurerà il mio pressante desiderio d'amore.