Ho imparato che a volte è necessario lasciar perdere. Cose, situazioni, persone. Soprattutto alcune persone. Devi lasciare la presa, aprire la mano e far scorrere via ciò che in tutti i modi cercavi di trattenere. Devi farlo. Devi importelo. Altrimenti rischi di perdere te stesso mentre cerchi disperatamente di tenerle con te.
Volevo qualcuno con il quale mostrarmi fragile senza timore di essere giudicata. Volevo qualcuno con il quale fare progetti anche sciocchi, ma realizzabili, come andare al cinema in una giornata di pioggia e mangiare pop corn e patatine fino a scoppiare. Volevo qualcuno che mi abbracciasse senza dover chiedere io di farlo, perché in queste non sono brava. Un po', lo ammetto, me ne vergogno. Volevo qualcuno che ballasse con me sulle macerie della vita, mostrandomi che i fiori più belli nascono dal cemento. Volevo qualcuno con cui potermi sentire protetta, bella, apprezzata, una persona migliore insomma. Alla fine ho scelto me, perché anche se mi amo a giorni alterni so, che quando lo faccio, è vero.
Prima di vedere "You": La donna sperava di incontrare un uomo che avesse le caratteristiche del suo "uomo ideale" (non si chiedeva nemmeno troppo, almeno 3 su 10) e che - ovviamente - la volesse allo stesso modo. Dopo aver visto "You": La priorità è incontrarne uno che sia quantomeno stabile mentalmente.
Bisogna essere in due. Non deve esserci chi trascina l'altro. Bisogna camminare insieme, con lo stesso passo. Alla stessa velocità. Bisogna essere in due. Non deve esserci chi rincorre l'altro. Bisogna volersi, abbracciarsi, baciarsi, desiderarsi, ma nello stesso istante. Bisogna essere in due, ma non "dopo". Dopo ormai è tardi. Dopo non esiste, esattamente come chi percorreva una strada differente, anziché procedere con lo stesso andamento. Anziché procedere con le stesse intenzioni. Bisogna essere in due nello stesso momento. Dopo che? Dopo niente.
Tu sei un pezzo unico, con tutte le sue insicurezze, le paranoie, le paure e gli abbracci mancati. Perché anche quelli aiutano, sai? Aiutano a vedersi meglio da dentro. A sentirsi meno soli quando capisci che la persona su cui devi e puoi sempre contare sei solo tu. Col tempo impari ad essere più forte, più felice, più spensierata. Semplicemente "più". Davanti alle parole che sanno ferire, all'indifferenza di chi hai amato, ma non corrisponde, tu devi stringerti di più. Devi amarti molto di più, perché se non cominci a farlo tu da sola, come vuoi che lo facciano gli altri?
Lei è così dannatamente e perfettamente complicata. Le viaggi dentro solo se ne sei in grado. Il resto ha la stupida convinzione di essere entrato ed invece, è restato fermo a rimirarla dall'esterno, senza fare un solo passo. Perché lei è così, se conosci la combinazione hai qualche speranza, forse ce la fai. O forse no, forse ti spinge fuori e ti chiude il portone in faccia. Non tutti meritano di entrare in certi posti, pochi sono coloro che possono permetterselo, ancora meno coloro che ci provano. E lei ha imparato che, il lascia passare per l'anima è cosa assai rischiosa, e se ne resta lì, nel suo groviglio di complicazioni, ché tanto lo sa, nessuno avrà il coraggio di sciogliere. E va bene così.
Il nostro è stato amore a prima vista. Da ambedue le parti. Nello stesso istante. Una rarità mi hanno detto. Una rarità parlare anche di amore di questi tempi, eppure è successo. Ci siamo innamorati senza ancora sapere chi fossimo. Ci siamo innamorati senza ancora capire che cosa stesse accadendo. E più ci scoprivamo e più ci sembrava di conoscerci già. Finivamo ognuno le frasi dell'altro senza sbagliare un colpo. Capivamo i pensieri e gli stati d'animo dell'altro anche quando un silenzio assordante ci teneva in standby. Bastava chiedersi "se in questo momento fossi al posto suo, cosa starei provando ora?" Ed avevamo la risposta ad ogni nostro perché e ogni nostro quesito. Eravamo più simili di quanto non sembrasse. Ci separavano anni, esperienze, chilometri eppure eravamo più vicini di chiunque altro. Avevamo il cuore sempre collegato e l'anima sintonizzata sulla stessa frequenza. Sempre. Quel filo rosso di cui parla la leggenda cinese, ce l'avete presente? Ecco. Io adesso non so se è vero, ma con lui avevo l'impressione di essere agganciata da un legame invisibile. E l'ho capito davvero dalla prima volta che i miei occhi si sono posati sui suoi. Qualche volta quel filo lo sento perfino tirare e quando succede so per certo che anche lui sta pensando a me. Qualcuno parla di anima gemella. Non so se anche quella roba lì esiste davvero, ma posso dirvi come mi sentivo io quando ero con lui: completa. Non che prima fossi a metà o mi mancasse qualcosa, anzi. Ma con lui mi sentivo diversa. Mi sentivo intera. Mi sentivo come se fossi nel posto giusto al momento giusto con la persona giusta. Una cosa del genere non mi era mai accaduta, ma con lui è stato diverso. Credo che gli incontri non siano mai casuali. Così come credo che alcune persone siano destinate a noi per un motivo ben preciso. E credo che chi è destinato ad aversi accanto un modo lo troverà sempre.
Mia nonna ogni volta che dormivo da lei, non appena chiudevo gli occhi, accostava una sedia accanto al letto per impedirmi di cadere se mi muovevo troppo durante la notte. Mi ha insegnato che prendersi cura di qualcuno lo si fa in modo silenzioso, ma con gesti potenti. Mia nonna ogni volta che andavo a pranzo da lei mi faceva trovare di tutto: taralli dolci e anche quelli col pepe, nutella, panini ad olio ma anche le rosette, le pesche sciroppate e la pasta a forma di ruota di carro che mi piaceva tanto. Mi ha insegnato che quando ami qualcuno ti preoccupi sempre che abbia tutto ciò che desidera. Mia nonna ogni volta che ero in giardino a giocare con mio fratello o con i miei cugini mi ripeteva spesso di fare attenzione. Di non inciampare e non litigare. E con la scusa che le serviva qualcosa da prendere, di tanto in tanto usciva fuori a controllare che tutti stessimo bene. Mi ha insegnato che quando ami qualcuno vuoi sempre prenderti cura di lui/lei e che anche se fai finta di fare altro la tua attenzione e il tuo cuore sono sempre rivolti lì. Mia nonna, più di tutti, mi ha insegnato cos'è l'amore.
Ho visto l'amore vero e aveva gli occhi di mio nonno.
Ci hanno detto che le cose rotte poi non funzionano più. Che vanno buttate via. I miei nonni sapevano riparare di tutto invece. Da una lacrima per un rimprovero di mia madre sapevano far nascere un sorriso per un panino ad olio con la nutella, ad esempio. Ci hanno detto che quando una cosa non va, inutile insistere. Meglio metterla da parte e non perderci troppo tempo. Mio nonno invece, mi ha insegnato che il maggiolone che arranca sulle salite se lo curi un po' ogni giorno, con pazienza e dedizione, se gli cambi l'olio, fai manutenzione, gli pulisci i filtri, può tornare a funzionare come prima. Anche meglio di prima. Ci hanno detto che quando ti procurano uno strappo dentro l'anima, questo può solo allargarsi e non più richiudersi. Mia nonna era sarta e mi ha insegnato che se con delicatezza e accortezza cuci per bene dove c'è una sdrucitura e te ne prendi cura ricordandoti che quella ferita lì, ti ha reso speciale, puoi farcela a superarla. Certo, non la dimenticherai, ma ripensandoci avrai comunque un sorriso. Il sorriso di chi ce l'ha fatta. I miei nonni sono stati insieme per ben sessantasei anni. E di certo non sono restati immuni da crisi, ma sono restati insieme nonostante questo. Credo non ci sia cosa più bella di un amore vero e duraturo. Ricordo quando morì mia nonna, ero poco più di una bambina, ma non abbastanza piccola da ricordare che ogni mattina, mio nonno usciva di casa e andava a raccogliere un fiore che poi metteva in un vaso che riempiva d'acqua, lo poneva al centro della tavola ed esclamava ad alta voce: "Cara, questo è per te. Ma tu resti sempre il fiore più bello, non temere." E poi, sorrideva ad un angolo della stanza. È lì che ho appreso che il vero amore dura per sempre. Il loro è stato un amore che non ha saputo invecchiare se non insieme, non ha saputo dividersi nemmeno con l'arrivo della morte, non ha saputo confondersi, lasciarsi, spezzarsi, ma che è rimasto unito sempre. E io voglio un amore così. Uno che mi dica che sono sempre bella anche con tante rughe, con l'affanno, con l'andatura lenta. Uno che mi dica che non so cucinare – perché so di non esserne capace, esattamente come la nonna – ma che poi, rimpianga i miei pasticci culinari quando non li assaggerà più. Uno che mi tenga accanto a se senza allontanarmi, anche e soprattutto quando ho intenzione di andare via. Che mi porga il suo ombrello quando è tempesta fuori e dentro di me. Che voglia me con tutte le incazzature, le lune storte, i pianeti contro e mi mostri che perfino i miei buchi neri possono essere belli se visti in due. Io non so ancora bene cosa sia l'amore, però, so che esiste. E dopo tutte le fregature prese, io merito un amore come quello dei mie nonni. Tutti lo meritiamo.