Perché quello che abbiamo donato di noi stessi agli altri, quello, ci apparterrà per sempre. Non importa se non ci è stato restituito in egual modo ciò che abbiamo dato noi. Non importa se ciò che abbiamo regalato non è stato apprezzato, perché quando una cosa la si fa col cuore, resta sempre anche nell'altro. Anche se magari, per accorgersene davvero, ci vorrà del tempo. Non contano le volte in cui non siamo stati corrisposti. E nemmeno le notti in bianco passate a piangere singhiozzando. Non importa nemmeno quante volte ci siamo sentite poco importanti o addirittura non abbastanza importanti, ciò che conta è che ogni attimo regalato era vero. Che ogni pezzo del nostro cuore c'era tutto mentre lo facevamo. Magari non sarà quella persona a donarcelo, ma l'amore ci verrà restituito sempre, perché chi dà amore è destinato ad averne.
Ricordo che la prima volta che l'ho baciato ho tremato tantissimo. E non era certo per il freddo. Ricordo che mi sentivo le famose farfalle nello stomaco ed avevo paura che esse spiccassero il volo e mi lasciassero lì inerme. Ricordo anche che pensai ad una cosa ben precisa tutto il tempo: "allora sono viva." Mentre il mio cuore sembrava che volesse schizzare fuori dal petto. Ricordo che per l'emozione di quella scoperta, mentre lo baciavo, sbirciavo con un occhio semiaperto, gli tenevo forte le mani sul viso per sentire il suo calore e ridevo senza riuscire a fermarmi e a staccarmi da lui. Ricordo che appoggiò il suo petto al mio e mi mostrò che anche il suo andava veloce. Mi teneva le mani strette sui fianchi e sulla schiena e di tanto in tanto, mentre rideva come un bambino, si staccava da me e mi prendeva a morsi le guance. Ricordo poi, che quando ci staccammo, lui aveva le mani che tremavano e teneva le mie intrecciate alle sue, mi guardava e continuava a ridere per l'emozione. Due adulti che si erano riscoperti adolescenti, ecco cosa sembravamo. E ricordo ancora che, ad un certo punto, si avvicinò al mio orecchio sinistro e mi disse piano: "dopo tanti anni passati spento, oggi per la prima volta, mi sento vivo".
Sono sempre stata una persona molto razionale, a volte anche estremamente razionale. Ho saputo analizzare ogni mia più piccola emozione, arrivando alla radice del "perché" la stessi provando e smantellandola pezzo per pezzo. Ho sempre detto in giro di non riuscire mai davvero a legarmi a qualcuno. Ed era vero. Una cosa triste per alcuni, ma non per me. Per me era l'unico modo di salvarmi. L'unica via d'uscita da un possibile dolore o una possibile fregatura. Non ho mai amato particolarmente chi si legava a qualcuno fino a struggersi per quell'amore. Non ho mai ammirato chi si spendeva interamente per qualcuno senza pretendere di essere ricambiato. Non ho mai capito chi amava senza freni non tenendo conto delle possibili conseguenze. Per me queste erano tutte cose strane. E non che lo fossero davvero, adesso lo so. Mi rendo conto che ragionavo così non per le fregature rifilatemi in passato, o per il cuore pieno di graffi che mi portavo dentro, ma perché non avevo ancora conosciuto l'Amore e se non lo provi almeno una volta, non potrai mai capire davvero di cosa sto parlando. Perché io stessa, fino ad allora, non capivo veramente cosa fosse. Vorrei incontrare una di quelle persone che credono davvero all'Amore. Una di quelle che si è lasciata consumare da esso ma che lo rifarebbe ancora e chiedergli "mi insegni?". Prima ne vedevo tante. Sedute anche sulle panchine davanti le chiese, o agli angoli di un marciapiede mentre aspettavano il bus e lo vedevi dai loro occhi, dai loro sorrisi, dalle loro carezze, che c'era l'amore vero lì tra loro. Adesso che vorrei imparare invece, non ne vedo più. Il destino si è sempre divertito un sacco a prendermi in giro. So anche questo. Vorrei dire ad una di quelle coppie, che conosco la teoria ma che ancora mi perdo nella pratica. Vorrei dire loro che a scuola gli insegnanti dicevano spesso che ero brava, ma che non mi impegnavo a sufficienza, perché pensavo sempre che ci fosse un altro tempo per essere meglio di ciò che si è. Vorrei dire loro che ho bisogno ora, proprio ora che lui non c'è più, di rendere vero e concreto ciò che sento, senza chiedermi razionalmente quanto mi costerà pagare facendolo. Mi servirebbe qualcuno che mi dicesse come si fa ad essere felici senza pensare alle conseguenze di quando, forse, un giorno non lo sarò più. Perché sono brava nella teoria, ho letto tanti libri, visto tanti film e ascoltato tantissime canzoni, perfino quelle straniere e so come funziona in quei contesti lì, ma non so come funziona in questa vita qui. Voglio imparare. Adesso sono pronta, dico sul serio.
Nella vita non ho mai elemosinato affetto. Chi voleva esserci, c'era senza costrizioni ed io, di tutta risposta, dall'altro lato tenevo ben saldo il filo che ci legava. Non ho mai costretto nessuno a starmi dietro. Ho sempre preferito chi mi sedeva accanto o tutt'al più un passo avanti per mostrarmi la strada da fare per arrivare nel suo universo. Non ho mai preteso di essere capita. Faccio fatica io stesso alcuni giorni a capire cosa voglio davvero. Non posso volere che qualcun altro che non vive nella mia mente ne sia in grado. Anche se qualche volta ci ho sperato accadesse, è vero. Nella vita non ho mai trattenuto nessuno e ho sempre lasciato andare se era ciò che volevano. Nella vita "Non ho mai" tante cose e di certo non avrei cominciato con lui. Però dovevo ammetterlo, mi mancava come se mi avessero portato via una parte di cuore. E quel "non ho mai", qualche sera che ero particolarmente giù, aveva il sapore di rimpianto.
Volevo dirvi che se volete fare un ultimo tentativo che però, assomiglia molto ad un penultimo, visto che l'ultimo doveva essere quello della volta scorsa: fatelo. Che non c'è niente di male a tornare qualche volta nel passato se può servire a guardare con più serenità al futuro. Che mettere i punti dove avevate messo quelli sospensivi, che saldare i conti con qualcuno, che dire "mi sei mancato, ma è meglio se resti dove sei", oppure "mi manchi e sono qui per questo" non può che farvi bene se è quello che desiderate. Fare un passo indietro, molto spesso, significa farne altri dieci in avanti senza più voltarvi. Volevo anche dirvi di non porvi più troppe domande. Troppi dubbi, troppi "se" e "ma". Avete presente quel messaggio lungo chilometri che avete conservato in "note"? Mandatelo. "E se poi non risponde?" "E se lo fa, invece?" Quella chiamata che rimandate sempre: Fatela. "E se disturbo?" "E se non aspettava altro che sentirvi?" Quella canzone che volevate dedicare: Dedicatela. "E se non gli piace?" "E se invece l'apprezzerà perché l'avete scelta proprio voi?" Fate ciò che il vostro cuore vi dice di fare in questo momento. Siate folli. Siate voi stessi. Mal che vada avrete avuto comunque una risposta e potrete guardare avanti senza più continuare a voltarvi a guardare chi o cosa non c'è più.
È come se fossi a metà. Come se mi mancasse qualcosa. Mi sento incompleta, io che da sola mi sono sempre bastata. Io che da sola mi sono pure stata stretta perché c'erano giorni in cui ero solo io ed eravamo già in troppi. Io che da sola sono sempre stata, ora mi sento sola. Completamente. È come se mi mancasse una parte, come se mi avessero amputato un braccio o una gamba. Quando succede, succede improvvisamente. Non ti immagini che il giorno prima hai due braccia o due gambe ed il giorno dopo ti ritrovi con uno solo dei due. Succede improvvisamente e non hai quasi il tempo di realizzare. Ecco come mi sento: incompleta e frastornata. Mi manca una parte. Mi manca qualcosa. Qualcuno. Tu.
Che poi io quelli che dicono "non me lo aspettavo" non ci credo poi molto. Sarebbe meglio che uno dicesse la verità: "un po' me lo aspettavo ma speravo non dovessi vederlo accadere", perché l'intuito, soprattutto quello femminile va che è una meraviglia, quindi quando sento queste parole dette da una donna, io lo so che vorrebbe dire altro ma non ha il coraggio di ammetterlo, forse perché deve ancora farlo con se stessa. E ci sta che, anche se le cose vanno come non volevamo, una punta di rancore ci resti dentro: "ma se non potevamo stare insieme, perché mai ci siamo incontrati?". Bè, forse perché certe persone sono destinate a noi solo per periodi limitati. Il tempo di mostrarci una nuova parte di noi, il tempo di mostrarci che potremmo essere diversi da come siamo, forse per mostrarci una versione migliore di noi stessi. Io con lui sono stata meglio di com'ero diventata in questi anni e di questo gli sarò sempre grata. Mi ha dimostrato che sotto questa mia carcassa non ho un cuore mal funzionante, rinsecchito o vuoto, al contrario, è ancora vivo ed è in grado di battere forte e di emozionarsi ancora, anche solo mentre sei su una panchina ad aspettare che arrivi. Mi ha dimostrato che sono fatta di fasci di nervi che sanno inarcarsi tutt'insieme e diventare brividi non appena vengo sfiorata da quelle mani. Mi ha dimostrato che sono ancora vulnerabile, è vero, ma che è questo che mi rende speciale e rende speciale tutto ciò che percepisco intorno a me. Mi ha mostrato che l'amore, a qualunque età, sa essere ancora puro, emozionante ed io, nonostante tutto, di questo gli sarò sempre grata. Non lo dico spesso, forse perché faccio ancora fatica io stessa ad accettarlo, ma in fondo l'ho sempre saputo che sarebbe andata così. Quindi, quando sentite una donna dire: "non me lo aspettavo", non è sempre vero, voi però abbiate tatto e pazienza, perché c'è in atto una guerra di consapevolezza che brucia come sale su ferita aperta. E abbracciatela, abbracciatela forte, perché in quel momento non chiede altro.
Dovremmo imparare dai bambini che quando vogliono una cosa se la vanno a prendere. E quando pensano ad una cosa te la dicono senza troppi giri di parole. E se ti dicono "ti voglio bene" o hanno voglia di abbracciarti non pensano mai se quello è il momento più opportuno per farlo, lo fanno e basta. E poi ridono. Ridono sempre, anche con le lacrime agli occhi, loro continuano a farlo. Dovremmo imparare dai bambini che eravamo "ieri" ad essere gli adulti migliori di "domani".
Un giorno tornerò lì, in quei posti che ci hanno visto bambine, quegli stessi posti che ci hanno visto crescere e poi dividerci. Un giorno ci tornerò e me ne starò su quella panchina che conosce le iniziali del nostro nome e le nostre chiacchiere, e lì, io ti aspetterò. So che un giorno tornerai di nuovo da me. Siamo quel tipo di storia che va oltre il tempo, oltre le presenze, oltre il "nonostante tutto", lo siamo sempre state e continueremo ad esserlo. Lo so. E lo sai anche tu.