- Esmeralda Villalobos: Come ti chiami?
- Butch: Butch.
- Esmeralda Villalobos: E che cosa significa?
- Butch: Sono americano, dolcezza, i nostri nomi non vogliono dire un cazzo.
dal film "Pulp Fiction" di Quentin Tarantino
- Esmeralda Villalobos: Come ti chiami?
- Butch: Butch.
- Esmeralda Villalobos: E che cosa significa?
- Butch: Sono americano, dolcezza, i nostri nomi non vogliono dire un cazzo.
Col. Pogue: "Tu scrivi Nato per uccidere sull'elmetto e porti un distintivo di pace. Che cosa credi di fare, umorismo malsano?"
Joker: "Signor no."
Col. Pogue: "E allora dimmi che cosa significa."
Joker: "Non saprei signore."
Col. Pogue: "Non sai un sacco di cose mi pare."
Joker: "Signor no."
Col. Pogue: "Cerca di stabilire un contatto tra la testa e il culo altrimenti sono cazzi enormi."
Joker: "Signor si."
Col. Pogue: "Rispondi alla mia domanda se no ti mando dritto dritto alla disciplinare."
Joker: "Io volevo soltanto fare riferimento alla dualità dell'essere umano, Signore."
Col. Pogue: "A cosa?"
Joker: "L'ambiguità dell'uomo. Una teoria Junghiana."
- Don Pugliesi: Allora, vediamo chi si ricorda cosa dice l'ottavo comandamento.
- Bambino: Non testimoniare.
Cosa? Sei impazzita? I bagnini fichi sono come i Kleenex, li usi una volta e poi li getti via.
Crescere significa una sola cosa: indipendenza. Tutti la vogliamo.
Talvolta usiamo gli altri per cercare di ottenerla. Tavolta la troviamo l'uno nell'altra. Tavolta la nostra indipendenza arriva sacrificando qualcos'altro e il prezzo può essere alto. Perché sempre più spesso per guadarci la nostra indipendenza dobbiamo combattere.
Mai rinunciare, mai arrendersi!
Sono proprio contento di essere vivo... vivo in un mondo di merda, questo sì, ma sono vivo... e non ho più paura.
Un poeta non è affatto poetico. È la cosa meno poetica nell'esistenza. Non ha alcuna identità. Occupa in continuazione il corpo di un altro: il sole, la luna.
Meriti di essere baciata ogni giorno, ogni ora, ogni minuto...
Chi lo sa se questi luoghi avranno memoria di me. Se le statue, le facciate delle chiese, si ricorderanno il mio nome. Voglio camminare un'ultima volta per queste strade che mi hanno accolta tanti anni fa, quando tutti mi chiamavano" la toscana ". Voglio vedere le pietre gialle, tutta quella luce che ti toglie il respiro. Se le strade conserveranno il rumore dei miei passi. La mia città, la città di Lecce, la devo salutare prima di partire. Ai miei nipoti Antonio, Elena e Tommaso lascio tutto quello che ho, ma le terre che erano di Nicola, quelle voglio che sia Antonio ad averle. Devi tornare qui Antonio, perché è qui che appartieni, avrai la terra, la forza che vive quando noi moriamo. Tu Luciana, avrai tutto quello che ti serve ma devi farti un po' di coraggio, i ladri non devono passare per forza dalla finestra. Quella è pure casa tua. Voi, Vincenzo e Stefania, non c'è niente che potete fare, per non amare Antonio. La terra non può volere male all'albero. Tommaso, scrivi di noi, la nostra storia, la nostra terra, la nostra famiglia, quello che abbiamo fatto di buono e soprattutto quello che abbiamo sbagliato, quello che non siamo riusciti a fare perché eravamo troppo piccoli per la vita, che è così grande. La mina vagante se ne è andata. Così mi chiamavate, pensando che non vi sentissi. Ma le mine vaganti servono a portare il disordine, a prendere le cose e a metterle in posti dove nessuno voleva farcele stare, a scombinare tutto, a cambiare i piani.
Nicola mi ha insegnato la cosa più importante di tutte: a sorridere quando stai male, quando dentro vorresti morire. Non siate tristi per me, quando non sentite la mia voce a casa: la vita non è mai nelle nostre stanze. Moriamo e poi torniamo, come tutto".
Si dice che quando ti si rompe un bicchiere la persona che ami se ne è andata via.