Scritta da: Silvana Stremiz
in Frasi di Film » Drammatico
Mi trovavo a New York da 19 minuti e 11 secondi ed ero già sul lastrico.
Clark Kellogg (Matthew Broderick)
dal film "Il Boss e la Matricola" di Andrew Bergman
Mi trovavo a New York da 19 minuti e 11 secondi ed ero già sul lastrico.
O fai di tutto per vivere o fai di tutto per morire.
FUF: Fidarsi uguale fregarsi. Regola per sopravvivere.
Mi sembra di aver gli occhi bagnati. Cosa vogliono che faccia con i miei occhi? Cosa devo guardare.
Il nostro corpo è abitato. Quello che sperimentiamo non finisce nel cervello ma si miniaturizza da qualche parte nell'organismo, nei nostri organi, nelle ossa, sotto i denti. I ricordi si annidano nel nostro corpo e a volte prendono il comando e si sostituiscono a quello che stiamo vivendo. [...] Ho visto delle cose quando ho poggiato la lingua sugli alveoli, ho visto delle cose... Sono ricordi... Cioè, capisci, mi vengono i ricordi e l'ultima volta che ho poggiato la lingua sugli alveoli ero bambino. Secondo te, può esistere una memoria stomatologica?
Quando dormiamo nessuno distingue un uomo sano da un uomo pazzo.
Sai, Tino, ho scoperto che gli anni sono come una gomma che cancella, leggera, invisibile, e piano piano passa sugli occhi, sul naso, sulla bocca, e rende tutto sfumato, incerto, confuso... Questa gomma la sento passare e ripassare a ogni istante...
La nostra più grande paura non è quella di essere inadeguati.
La nostra più grande paura è quella di essere potenti al di là di ogni misura.
È la nostra luce, non la nostra oscurità che più ci spaventa.
Agire da piccolo uomo non aiuta il mondo, non c'è nulla di illuminante nel rinchiudersi in sè stessi così che le persone intorno a noi si sentiranno insicure.
Noi siamo nati per rendere manifesta la gloria che c'è dentro di noi, non è solo in alcuni di noi è in tutti noi.
Se noi lasciamo la nostra luce splendere inconsciamente diamo alle altre persone il permesso di fare lo stesso.
Appena ci liberiamo dalla nostra paura la nostra presenza automaticamente libera gli altri.
Per sempre i momenti passati insieme, per sempre i momenti, per sempre l'amore, per sempre le ore...
Mio caro Simone,
dopo di te, il rosso non è più rosso. L'azzurro del cielo non è più azzurro. Gli alberi non sono più verdi.
Dopo di te, devo cercare i colori dentro la nostalgia che ho di noi. Dopo di te, rimpiango persino il dolore che ci faceva timidi e clandestini.
Rimpiango le attese, le rinunce, i messaggi cifrati, i nostri sguardi rubati in mezzo a un mondo di ciechi, che non volevano vedere perché, se avessero visto, saremmo stati la loro vergogna, il loro odio, la loro crudeltà.
Rimpiango di non aver avuto ancora il coraggio di chiederti perdono. Per questo, non posso più nemmeno guardare dentro la tua finestra. Era lì che ti vedevo sempre, quando ancora non sapevo il tuo nome.
E tu sognavi un mondo migliore, in cui non si può proibire ad un albero di essere albero, e all'azzurro... di diventare cielo.
Non so se questo è un mondo migliore... ora che nessuno mi chiama più Davide... ora che mi sento chiamare soltanto signor Veroli, come posso dire che questo è un mondo migliore?
Come posso dirlo senza di te?