Alex de Large: "Eccomi la. Cioè Alex e i miei tre drughi. Cioè Pit, Georgie e Dim. Eravamo seduti nel Korova milkbar arrovellandoci il gulliver per sapere cosa fare della serata. Il Korova milkbar vende "latte+", cioè diciamo latte rinforzato con qualche droguccia mescalina, che è quello che stavamo bevendo. È roba che ti fa robusto e disposto all'esercizio dell'amata ultraviolenza."
Alex de Large: "Beh! Qui è tutto come prima eh?!" Padre di Alex: "Beh si..." Alex de Large: "Hey Pà! C'è uno strano individuo seduto sul sofà e mastica lonticchi di pane tostato." Padre di Alex: "Quello è Joe... Lui vive qui ora. Con noi... sta a pensione. Ha la tua stanza Alex."
Era impossibile superare un palazzo che non contenesse lo spirito di qualche cosa, gli occhi di un cadavere, le grida di un parente caro, tutti i corpi lasciano un segno, non puoi stare vicino a uno appena morto senza sentirlo, questo lo potevo sopportare, quello che mi perseguitava ora era più selvaggio, spiriti nati non completi, omicidi, suicidi, overdosi, che mi accusavano di essere stato presente, testimone di un umiliazione che non avrebbero mai potuto perdonarmi.
E le persone che rimasero in vita non poterono far altro che aspettare... aspettare di vivere, aspettare di morire, aspettare un perdono che non sarebbe mai arrivato.
Per battermi dovrà uccidermi, ma per uccidermi dovrà avere il fegato di stare davanti a me, e per stare davanti a me dovrà avere il fegato di essere pronto a morire anche lui, ma non sò se è pronto a farlo... non lo so!