Cosa mi spaventa? Direi i fantasmi. Comunque, ne esistono diversi in grado di spaventarmi. Quelli che giocano tiri mancini alla gente senza farsi vedere. Quelli che rapiscono i bambini. Quelli che divorano i sogni altrui. Quelli che succhiano il sangue. E poi... Quelli che ingannano sempre le persone. Quel tipo di fantasma mi fa più paura di tutti. Quelli che si comportano da umani senza aver mai provato un'emozione. Quelli che mangiano anche se non hanno mai avuto fame. Quelli che studiano anche se non hanno nessun tipo di interesse. Quelli che difendono l'amicizia anche se non hanno nessuno. Anch'io non potrei far nulla davanti un fantasma del genere. Probabilmente perché è proprio come me.
Nella morte, non ci sono incidenti, ne coincidenze, ne contrattempi e non ci sono scappatoie. Quello che dovete comprendere è che tutti noi siamo piccoli topi, tenuti per la coda da un gatto; ogni nostro gesto, ogni nostra azione, dalla più banale alla più nobile, il semaforo rosso a cui ci fermiamo o no, la persone con cui facciamo sesso o no, gli aereoplani sui quali viaggiamo e dai quali scendiamo, tutto fa parte del sadico disegno della morte, che conduce alla tomba...
Noi diciamo che l'ora della morte non può essere prevista; ma, quando diciamo questo, immaginiamo che quell'ora si collochi in un fututo, oscuro e distante. Non ci sfiora lontanamente l'idea che abbia un legame col giorno appena cominciato, o che la morte possa arrivare questo stesso pomeriggio; questo pomeriggio che ci appare così certo, che ha ogni ora, già stabilita e programmata...
I primi due giorni io continuavo a chiedermi il perché fossi ancora qui. Perché proprio a me? Parlavo da solo e da solo vagavo da un posto all'altro e gridavo il mio nome come un deficiente, forse soltanto per ricordarmi che esisto! Che sono qui, perché tutto ciò mi fa ricordare che esisto.