- Albert: Io vado. La tua concitazione potrebbe nuocere al bambino. - Victoria: Te ne andrai quando io ti congederò. Io sono la tua regina e ti dico di restare. - Albert: Buona notte, Victoria. - Victoria: Non puoi andare via. Ti ordino di restare in questa stanza.
- Albert: So cosa vuol dire vivere da soli, dentro la propria testa, senza mai un accenno ai propri sentimenti. - Victoria: Zio Leopold vi ha detto di dirmi questo? - Albert: No, anzi. Mi ha detto di non farne parola. - Victoria: Certo, quanto mi conosce poco.
- Barone: A chi pazienta, tutto giunge. - Albert: E se nulla giunge, che cosa si fa? Vi siete preso beffa di me barone, ora io dico basta. Torno in Inghilterra. - Barone: Occorre una ragione per fare visita a sua maestà. - Albert: Trovatene una.
- Cristina: Si chiama inchiostro della china, me ne parlò mio padre dicendo che l'aveva recato Marco Polo a Venezia. - Gerson: Un inchiostro perenne? - Cristina: Voglio che le parole rimangano per sempre sulla carta e che si moltiplichino...
Ho già visto questo momento nei miei sogni. Farò un patto con te. Al cospetto degli dei impegniamoci a che il vincitore conceda al perdente le onoranze funebri rituali. Non si fanno patti tra leoni e uomini. Ora sai con chi ti batti. Io credevo che fossi tu quello di ieri. E magari lo fossi stato. Ma ho concesso al cadavere l'onore dovuto. Gli hai concesso l'onore della tua spada! Non avrai gli occhi stasera, né orecchie, né lingua. Vagherai per l'oltretomba cieco, sordo e muto e i defunti diranno "Ecco Ettore, lo stolto che credeva di avere ucciso Achille".
Impara l'arte di ottenere quello che vuoi dagli uomini. Non sbattendo i piedini, figlia, ma facendo credere agli uomini che sono loro a decidere. Ecco l'arte di essere donna.