Scritta da: Elisabetta Barbara De Sanctis
Si chiama urgenza questo mio bisogno di averti addosso di averti dentro di averti mio.
Composta mercoledì 1 gennaio 2014
Si chiama urgenza questo mio bisogno di averti addosso di averti dentro di averti mio.
Pensiero che scivoli nell'anima, diventi tormento dei miei sensi, lava incandescente che scorre nelle vene. Io ti seguirò, fin dove vorrai condurmi, per vivere di te.
Le tue labbra voglio, adesso, sentirle scivolare sulla mia pelle, dolci, calde, invadenti, curiose, indecenti, sapienti. Mia tortura. Mio godimento.
Mi piacciono i baci la sera, quando mi stringi a te. Mi piacciono i baci, quelli dati al mattino, a dirmi che ci sei. Mi piacciono i baci, punto.
E poi ci sono quei momenti in cui il pensiero di te diventa voglia, dirompente, prepotente, indecente. Il mio corpo ti cerca, nel bisogno delle tue mani si inarca a cercarti nell'aria. La pelle si increspa come al passaggio delle tue labbra. Vieni da me. Ti voglio. Adesso.
Rubiamo il tempo, le nostre vite vissute in istanti. Attimi, che sanno di follia, frammenti che respirano di noi.
Sii per me occhi e insegnami a vedere nel buio. Sii per me mani a plasmare quel che sono. E lascia che io scivoli nella tua anima, dolcemente, perdutamente.
Ci strapperemo di dosso questa voglia e la consumeremo, la bruceremo, la ridurremo in brandelli fino a farci male, fino a poterci amare.
La notte ti vivo. Poi, al sorgere del sole, mi sfiori delicatamente e vai, e io continuo a sentirti finché non è, ancora una volta, buio e io torno a viverti, ancora una volta.
Rubami l'aria, spezzami il respiro, prendi tutto di me, fino all'ultimo gemito.